Incipit: I lampi. Mi hanno sempre colpita i lampi. Ma una volta è successo davvero. Non dovrei ricordarlo perché ero poco più di una poppante, invece me lo ricordo, eccome! Ero in un prato e c'erano dei cavalli, dei cavalieri... Poi scoppiò un temporale e una donna - non era la mamma - mi prese in braccio e mi portò sotto un albero. Mi teneva stretta stretta e io guardavo in alto le foglie scure contro il cielo bianco.
Eccomi a leggere nuovamente un'autrice che non mi ha convinta col romanzo precedente, quella stessa Chevalier recensita qui.
Mi sono concessa questa seconda lettura poiché questo libro è un dono caro di una persona cara, il che mi offre l'opportunità di meglio entrare nello stile e nella struttura di questa narratrice.
Se al termine di questo romanzo dovessi chiedermi se la Chevalier è diventata una delle mie autrici predilette, la risposta sarebbe "no", per una serie di ragioni legate alle stesse affermazioni già fatte. Chiunque cerchi un approfondimento psicologico e una struttura narrativa costruita ad arte, resterebbe deluso.
La Chevalier non è una scrittrice nelle mie corde, ma devo riconoscerle il merito, con questo romanzo, di aver individuato il soggetto perfetto e di offrire al lettore una totale immersione in un luogo ritratto con dovizia: la costa dinanzi a Lyme Regis, cittadina del Dorset inglese.