Se penso che è trascorso quasi un mese da quel 4 marzo in cui fu annunciata la chiusura delle scuole dal giorno dopo, mi stupisco.
Alla didattica a distanza dedicherò una riflessione a parte, oggi mi soffermo su questo tempo dilatato, la nostra quarantena.
C'è stata una bella differenza fra il non recarsi più a scuola e il dover restare chiusi in casa.
A suon di #iorestoacasa, dopo l'assurdo caso di bar e ristoranti pieni mentre il virus di diffondeva silenzioso, e le centinaia di contagiati che poi sono diventati migliaia con un numero di decessi da film apocalittico, ci siamo ritrovati con tanto di decreto e di divieto di uscita, se non in casi gravi e necessari.
Ci voleva, era una condizione senza la quale questa pandemia, che nel frattempo ha colpito duramente la Spagna e si è diffusa in diversi paesi d'Europa oltre che negli States, starebbe facendo molte più vittime.
Non mi soffermerò neppure sulla tragedia di questa "peste degli anni Duemila", non è questo il post.
Andiamo invece alla permanenza coatta nelle nostre case e alla creatività che imperversa in migliaia di abitazioni in Italia e non. Mi riferisco in particolare a quella creatività donata, condivisa.