Incipit: Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra centrale" e in uno stemma il motto dello Stato mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".
L'enorme stanza al pianterreno era rivolta a nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e la tetra lucentezza della porcellana di un laboratorio.
Leggere un romanzo distopico in estate, sulla spiaggia: fatto.
Quest'anno sono stata pochissimo in vacanza al mare e leggere non è stato propriamente nelle mie corde, poi mi sono imbattuta in questo romanzo nell'unica libreria del paese calabro dove mi trovo ogni anno e voilà.
È da un po' che leggo qua e là citazioni e aforismi di questo autore, fra gli eminenti intellettuali del XX secolo, teorico dell'esistenzialismo nella nascente era tecnologica dei primi decenni del Novecento.