venerdì 7 giugno 2024

Baby Reindeer e il vizio di vedere lo stereotipo ovunque

C'è una miniserie su Netflix Baby Reindeer, che vale annoverare fra quelle imperdibili, un racconto molto forte, interessante, rivelatore.
La serie è narrata in prima persona dal protagonista, Donny, la "piccola renna" del titolo, un giovane alla ricerca di un proprio equilibrio, con una vita fatta di alti e bassi, aspirante attore comico. 
Donny fa il barista e le prime due puntate ce lo mostrano alle prese con una nuova conoscenza, Martha, una ragazza che entra nel bar alla disperata ricerca di qualcuno con cui parlare. 
Martha si mostra fin da subito logorroica, fuori dalle righe, millanta un lavoro e delle relazioni che non possiede, è invadente, esige attenzione e comincia a stalkerare Donny spammando email a raffica (non ha il suo numero di telefono), seguendolo anche fuori dal lavoro, minacciando la donna con cui si vede, ecc. Martha è anche obesa, il che completa il quadro di questo personaggio piuttosto "forte". 
Mi fermo. La serie poi racconterà altro, con un flashback che lascia intendere come sia Donny il centro della narrazione e non Martha e le sue molestie

Su Fb una giornalista e scrittrice che stimo molto - di cui non farò il nome - pubblica un post in cui grosso modo c'è scritto: ho guardato una puntata e mezza e ho dovuto smettere, perché la stalker deve essere una donna grassa? Perché grassa equivale a infelice? 
In sostanza si appella allo stereotipo (che innegabilmente esiste) e al fatto che le storie da raccontare sono "ammazzate" da questi luoghi comuni. 
Appena letto il post, partendo dal presupposto che invece a me non ha fatto questo effetto e che sono andata ben oltre la puntata e mezza, mi metto a leggere i commenti sotto. 
Sono più di 500 in cui in sostanza i suoi lettori ed estimatori le rispondono cose come:
- una puntata e mezza non basta, il tutto si apre in seguito
- è una caratteristica fisica molto secondaria nella narrazione, non ha un peso nella storia
- Jessica Gunning è stata scelta anche per le sue doti da attrice di talento
Poi, a un certo punto, c'è anche chi, conoscendo meglio la miniserie risponde che è tratta da una storia vera e nella realtà la stalker era obesa, quindi è stato necessario farla rappresentare a una donna obesa. Ma resta un aspetto molto secondario che sparisce durante il racconto, perché il nucleo è un altro.




La brava scrittrice e giornalista, risponde cose come:
- Allora sono io che non sopporto più "la vita vera" nelle storie
- È una fiction, diamine, dunque si può anche non prendere persone troppo assomiglianti
- Vita reale e fiction sono per me sono due cose diverse
- Esistono anche villain magre
- Non so se ce la faccio a continuare a guardarla, mi fa stare male
Poi una cosa del tipo "non è necessario che la storia sia fedele alla realtà, anche quando racconta una storia vera, ragion per cui le autofiction ci stanno facendo veramente male".
Senza rischiare di entrare in altro argomento, non in linea con questo post, torniamo a ciò che ha scatenato la polemica.

Jessica Gunning
Sono la spettatrice di una miniserie tv, nella quale dalle prime scene viene mostrata una donna obesa nel ruolo di una stalker. Se non scatta in me l'idea che stiano adoperando il trito stereotipo, sono portata a pensare semplicemente che quell'attrice, Jessica Gunning, sia solo molto brava e renda il personaggio in maniera magistrale.
Può anche scattare in me l'idea che abbiano utilizzato lo stereotipo della donna obesa/infelice/frustrata, ma non subentra in me fastidio, quanto la consapevolezza che questo è un fenomeno esistente, purtroppo. La contesa è lì: in una fiction, finché la stalker sarà rappresentata da una donna obesa, allora lo stereotipo sarà duro a morire.
Io però non credo che combattere gli stereotipi sia questo.
Non lo credo perché qui il paradosso è evidente: c'è un'attrice di talento, si chiama Jessica Gunning, perfetta per questo ruolo. Faccio prima a pensare che abbia avuto un'opportunità preziosa per la sua carriera d'attrice piuttosto che lasciarmi cogliere dai dubbi su un potenziale stereotipo.
In altre parole: le attrici di talento come Jessica Gunning le lasciamo tutte a casa perché sono obese? O forse non le possiamo includere in una produzione nel ruolo di stalker? Sono disorientata, qualcosa non torna. Voglio invece poter pensare che nella realtà esiste il tipo umano donna obesa/infelice, purtroppo, e la fiction, quando si prefigge di ricalcare il più possibile la realtà (e in questo caso la storia di base è stata perfino realmente vissuta) può e deve attingere a un parterre di attrici sovrappeso/obese che sono ben felici di raccontarlo.
Noi spettatori potremo solo restare incantati dinanzi alla loro interpretazione - e vi garantisco che Gunning è di impressionante talento, doppiatrice inclusa.

Non si può negare che il cinema e la fiction televisiva abbiano cavalcato molto l'onda del grasso/infelice/frustrato oppure grasso/pacioccone/amicone, in versione femminile e maschile.
È una vecchia contesa intramontabile: interpreti donne e uomini di particolare fisicità vengono assunti in produzioni dove la fisicità è tutt'uno con il carattere del personaggio. È un vecchissimo stereotipo, una tendenza. Solo negli ultimi anni, sull'onda del politicamente corretto, si stanno cercando anche nuove direzioni. Ma mentre l'appartenenza ad altra etnia o l'età anagrafica sono aspetti che trovano nuove direzioni in molta parte delle produzioni, il tema dell'obesità resta inscalfibile.
Kathy Bates in Misery non deve morire (1990)
Constato con ammirazione che esistono diverse attrici e attori che sono fieramente in armonia con la propria fisicità e con la tendenza a entrare in determinati tipi di produzioni.
Se Rebel Wilson è stata relegata per anni, e per contratto, nel ruolo dell'amica grassa/pacioccona senza possibilità di perdere peso, ci sono diversi altri esempi che vanno in altre direzioni.
Melissa McCarthy ha fatto della propria fisicità l'aspetto vincente della sua carriera da attrice (e anzi il suo successo scaturisce proprio da un insieme di fisicità e abilità/talento), Jack Black altrettanto, per non dire della straordinaria Kathy Bates.
Quest'ultima incarnò alla perfezione sia l'inquietante Annie Wilkes in Misery non deve morire che la dolce Evelyn Couch di Pomodori verdi fritti fra i ruoli che ho amato di più, e poi è stata in tutta una lunghissima serie di film nei quali fu scelta per la sua fisicità/bravura o semplicemente per la sua bravura.
Ecco, queste straordinarie interpreti, che si sono tenute fieramente la propria fisicità, non hanno battuto ciglio quando sono state scelte per questa caratteristica fisica. È innegabilmente un aspetto che emerge in un ambito così inequivocabile come il cinema o la fiction tv, dove l'aspetto dell'interprete è fondamentale per una storia narrata.
Si fa prima a restare basiti perché una ragazza bella e magra ma pessima attrice entri a far parte di una produzione, e se ne contano di casi del genere.

Orbene, a voi la parola. Cosa ne pensate?

11 commenti:

  1. Viviamo in una società troppo concentrata sull’immagine (almeno quella occidentale) ed è considerato quasi un merito essere belli e in perfetta forma, da ciò derivano molte storture, tra cui i disturbi alimentari (cosa che non si vedeva quando si moriva di fame perché mancava il cibo vero). Una donna obesa può interpretare una stalker perché è più facile vederla così, una donna molto bella potrebbe non sembrare credibile nel ruolo, ma credo che sarebbe una stalker altrettanto fastidiosa. In un romanzo di Maurizio De Giovanni c’è un episodio di una bella ragazza che stalkerizza un ragazzo e i poliziotti non ci credono, finché non hanno le prove.
    Comunque ho adorato katy Bathes in Misery, ma soprattutto in Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, grande film che tratta diversi temi importanti (violenza sulle donne, l’affermazione di se stessi attraverso la determinazione ecc). Una brava attrice è brava indipendentemente dal suo fisico (esiste anche il pregiudizio al contrario, quante donne belle sono considerate poco intelligenti? Ma noi sappiamo che non è così).

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    1. Inevitabilmente gli stereotipi esistono. Una società senza stereotipi non credo sia mai esistita, e come tu dici noi occidentali siamo legati all'immagine in maniera maniacale, che poi è la stortura delle società ricche e complesse. Io ho avuto la sensazione che non dovesse essere per forza grassa la stalker del protagonista, ossia, detto forse meglio, il suo sovrappeso non mi ha fatto pensare "ah ecco, grassa e patetica". Forse perché sono stata colpita fin da subito dalla poliedricità dell'attrice (pure il doppiaggio non scherza).
      C'è un esempio nel cinema di stalker magra e bellissima, il clamoroso "Attrazione fatale" di Adrien Lyne (sicuro lo ricorderai), con una strepitosa Glenn Close nel ruolo della seducente e diabolica protagonista. Quel film forse è la dimostrazione che non sempre le sceneggiature, e quindi la mentalità, è legata al grasso/brutto/sfigato, pertanto lo stereotipo non è sempre dove lo vogliamo vedere. In quella discussione su Fb mi sono resa conto che siamo immersi in un paradosso: non vogliamo che i grassi siano visti secondo uno stereotipo, e questo ci può stare, ma anche a costo di escluderli da produzioni cinematografiche o televisive?

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  2. Secondo me c'entra molto il politically correct, cioè la mania di narrare storie senza urtare questo o quello e proponendo una realtà edulcorata. Probabilmente la giornalista in questione si aspettava una storia di questo genere, dove tutti fossero belli e perfetti a partire dalla protagonista, o forse ha un problema nel confrontarsi con persone che hanno una patologia collegata all'obesità, problema di cui non siamo a conoscenza perché magari risveglia ricordi dolorosi. Spesso non sopportiamo il diverso, l'handicap, l'imperfezione, perché il nostro inconscio ci dice che, un giorno, potremmo finire con il diventare uguali a quanto vediamo. Alcuni non sopportano nemmeno di vedere attori o attrici troppo anziani!
    Per quanto riguarda la recitazione, alle volte vedo delle fiction, specialmente quelle italiane, dove mi chiedo che corsi o scuole abbiano frequentato, perché magari sono perfetti nel fisico, ma recitano in maniera a dir poco imbarazzante.
    Kathy Bates è una grande attrice, come lo è Meryl Streep che non è mai stata considerata bella.

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    1. Sì, il politicamente corretto ha molta parte in tutto ciò. Certo, esula sempre più dal primo suo obiettivo, evitare le discriminazioni verso etnie già fin troppo vessate, per diventare un codice di divieti applicabile a ogni forma di comunicazione (per non dire del revisionismo di letteratura e Storia). Qui come rispondevo sopra si assiste al paradosso di non riuscire ad accettare che un ruolo così forte sia interpretato da un'attrice con evidente obesità, quando sappiamo bene che si tratta di una grandissima interprete, come può esserlo stata Kathy Bates, che ha fatto proprio della sua fisicità la sua carta vincente.
      Riguardo alla tua osservazione su attori e attrici bellissimi ma pessimi interpreti, purtroppo è una stortura tutta italiana. In realtà come quella anglosassone e francese, dove le arti sono espressione stessa dell'identità e del volto di quei paese, le scuole di recitazione, le accademie e poi le produzioni, mantengono un livello di selettività altissimo, e i risultati si vedono. Ogni tanto mi imbatto in ottimi interpreti, come Edoardo Pesce per farti un nome, ma poi vedo che ripetono in loop sempre lo stesso ruolo, difficilmente entrano in produzioni dove potrebbero magari dimostrare altre sfaccettature del loro talento.

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  3. Non mi ha proprio sfiorato l'idea dello stereotipo.. io adoro Kathy Bates ad esempio.. mi ha dato fastidio l'incipit della storia, con la "piccola renna" alla polizia a denunciare un presunto stalking. Ti indirizza subito - e volutamente - dalla parte sbagliata della storia e ci metti un po' a capire che ti stanno fregando. Ho retto due puntate. Probabilmente sbagliando. Ma tant'è. Magari un giorno la riprendo..

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    1. Poi vedrai, se lo termini, che quella denuncia arriva pure troppo in là rispetto a quanto avrebbe dovuto essere presentata. La compassione del protagonista verso di lei è evidente, probabilmente legata all'aspetto psicotico di lei (la sua obesità ha una parte in questo). Ma poi, davvero, guardalo. Gli episodi di stalking non sono il nucleo del racconto, la sceneggiatura è molto scaltra, vale la pena.

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  4. È evidente che avere un certo aspetto piuttosto che un altro determina il nostro destino. Concordo con la tua visione della bellezza perfino come intralcio, ma accade anche che dai belli, e intendo quelli davvero belli, ci si aspetti qualcosa di più. Penso per esempio, nell'ambito del cinema, a Brad Pitt e Tom Cruise, che hanno pure paradossalmente sofferto per la loro avvenenza, di continuo legata a ruoli di seduzione e magari invece i ruoli drammatici sarebbero stati pure perfetti per loro. Di Caprio ha cercato di destrutturare lo stereotipo su di lui, bellissimo, cercandosi ruoli forti, arrivando al tanto agognato Oscar con "Revenant" e legandosi alle produzioni di Scorsese, di cui è diventato ispiratore. Sì, la bellezza può essere scomoda, ma non credere che sia sempre sinonimo di "persecuzione" da parte delle donne, che detta così sembrerebbero delle virago dalle quali non può esserci scampo se madre natura è generosa. Diciamola in un altro modo. Il maschio bello, ma intendo bellissimo, viene esaltato fin da bambino, viene circondato di attenzioni, i suoi ormoni fanno il resto. Dinanzi a ragazze e donne svenevoli il maschio bello cede al proprio orgoglio di maschio avvenente e tendenzialmente incarna il seduttore, l'infedele. Ma non è sempre così. Dipende tutto dal carattere. Possono esserci maschi molto belli che non hanno natura seduttiva, tendono a non piacere perché non si accompagna alla loro bellezza quella inclinazione alla seduzione, fatta, come si sa, da certi atteggiamenti, movenze, uso di alcool e fumo, ecc.
    Il bravo ragazzo bellissimo può ben essere uno sfigato, Filippo. E non dico per pura supposizione. :) Pertanto, dipende. Tutto è sempre relativo.

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  5. Non ho seguito la serie, ma ne ho vista una che ti consiglio (forse ne avevamo parlato) che è "This is us", dove c'è una strepitosa Kate (l'attrice Chrissy Metz) che recita benissimo e la sua obesità (che, però, resta al centro dei suoi problemi) diventa un elemento persino gradevole. Gli stereotipi esistono, difficilmente sarà mai possibile debellarli del tutto, ma non vedo perché un'attrice brava e talentuosa, sol perché oltremodo sovrappeso, debba rispondere per forza a uno stereotipo. Poi, se questa è una storia tratta dalla realtà, è pure giusto rispecchiarne le caratteristiche di veridicità.

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    1. Sì sì, ho visto tutte le stagioni di "This is us" (commuovendomi in molte puntate) e ricordo bene il personaggio di Kate. Lì, sì, la sua fisicità praticamente ha guidato ogni sua scelta e ha condizionato molta parte della sua vita. In particolare mi ha colpito del personaggio il suo confronto con la madre, la perfetta Rebecca, con la quale da adolescente e poi oltre, si sente perfino in competizione. Mi faceva incavolare abbastanza la cattiveria di Kate nei suoi confronti, vero era che con la perdita del padre il centro di Kate era praticamente perso.

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  6. Non ho visto la serie perché non ho Netflix (e mi concedo raramente delle serie), ma se ne è parlato tantissimo nei gruppi della serie Outlander perché il vero Donny (sì, è una storia verissima) è scozzese e questa serie è ambientata a Glasgow, una delle città-location di Outlander.
    La storia è capitata proprio all'autore della sceneggiatura originale, Richard Gadd, proprio quel barista e attore comico agli esordi, che provò a trasformare questa sua esperienza traumatica in uno spettacolo monologo, pare acclamato dalla critica. E alla fine gli hanno proposto di rimaneggiarlo in una sceneggiatura per la televisione. Alla fine poi è lui a recitare sè stesso nella serie, sebbene cambiando diversi nomi e introducendo anche nuovi personaggi, completamente inventati. Mi ha incuriosito proprio per come è stata portata da storia vera a serie televisiva, e forse la vedrò. Nel frattempo però ho letto diversi articoli e interviste, nonché qualche video in lingua, di Richard Gadd. Mi ha fatto quasi tenerezza, ho sentito la tragedia di non vedersi creduto e di soffrire una situazione terribile. Siamo abituati all'idea di una donna stalkerata da un uomo, ma il contrario?
    Per quanto riguarda l'obesità della donna, lo stereotipo della grassona infelice e la vergogna di questa scelta in sceneggiatura, mi spiace, ma la giornalista ha preso una tranvata pazzesca. O forse era un post clickbait e ha funzionato benissimo...
    Parto dall'assunto che uno stereotipo c'è quando ha motivo di esistere: scansando una percentuale di persone obese per motivi disfunzionali e difficilmente controllabili (ho diverse amiche con la tiroidite di Hashimoto, anche ai livelli più complessi, conosco il loro trauma di non riconoscersi allo specchio), per gli altri l'obesità è dovuta all'eccesso di cibo, non se ne scappa. Poi c'è chi è obeso e felice, ha un ottimo rapporto col proprio corpo, certe volte pure un'elasticità migliore dei normopeso, le analisi del sangue a puntino e uno spirito brillante. Come pure c'è un'obesità che scaturisce da problemi psicologici complessi, traumi infantili, lutti non elaborati, abbandoni o perdite. Queste persone esistono e non credo le aiutiamo cancellando la loro esistenza dalla televisione, proprio per niente. Ora, non mi ricordo se nella storia vera di Richard Gadd la donna fosse obesa, magari sì e lui ha preferito non menzionare la caratteristica nello script, ma poi hanno trovato questa attrice (tutti i commenti sono unisoni nel dire che la sua interpretazione è eccezionale, negli sguardi e nelle espressioni facciali) e dunque l'attore ha preso il personaggio, non viceversa. Ma se pure l'autore avesse lasciato l'obesità come parte del personaggio, non ci avrei trovato niente di strano, tutto dipende dallo sviluppo della storia. E certo una puntata e mezza non è sufficiente. Equivale proprio a fermarsi alla prima impressione.

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    1. Anche a me ha incuriosito tantissimo che Richard Gadd avesse voluto fare questa operazione di traslazione della propria, sofferta, esperienza personale prima sul palcoscenico e poi in una sceneggiatura televisiva. Poi il team Netflix è particolarmente attento a fare emergere storie che non solo abbiano certa aderenza al reale ma siano particolarmente politically correct (ne è esempio lo stesso Bridgerton per altri motivi), pertanto una sceneggiatura irrispettosa di una donna obesa non avrebbe trovato spazio in questo canale streaming.
      Come te, penso che l'obesità sia un problema o sia presa di mira laddove a volte invece viene contestualizzata in una narrazione in cui appare come elemento anche trascurabile.
      Commento ricchissimo, grazie. :)

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