Per la prima volta da tanti anni in cui esercito il privilegio di occuparmi di teatro fatto da ragazzi, sento che l'esperienza a chiusura di un anno di laboratorio si accorda perfettamente a un percorso anche personale. Questo è l'anno in cui mi sono prefissata di valorizzare, puntare al valore mio e di coloro di cui mi prendo cura e quanto è andato a segno fra sabato 17 e domenica 18 maggio ne è riprova.
Gli anni passano, le esperienze teatrali si accumulano, tanti progetti si stanno avvicendando, tanti ragazzi e ragazze salgono sul mio ideale vascello e solcano assieme a me mari anche insidiosi. Poi, ogni anno, approdiamo in porti in cui attende il trionfo, e questa volta, al terzo spettacolo dopo la grande e devastante pandemia, è accaduto qualcosa di diverso dai due precedenti.
Con Sogno di una notte di mezza estate (2024) la sensazione era stata di un affacciarsi a una rinascita, a un nuovo inizio, dopo i timidi passi degli anni precedenti. Il Mago di Oz (2022) e Alice attraverso lo specchio (2023) due bellissime produzioni in cui nuove leve muovevano i primi passi sul palcoscenico, con impegno e determinazione, imparando l'abc della recitazione, poi la loro crescita e maturazione, dimostrata un anno fa. Ecco, immaginate di imbattervi in questi stessi ragazzi e ragazze, diversi di loro al terzo anno di teatro, posti dinanzi a una "cattedrale" come Notre-Dame de Paris.
Di tutta la mia ciurma - si chiama così da sempre, io ne sono la "capitana" - una fanciulla è al suo quarto anno di laboratorio: la Dorothy de Il Mago di Oz è diventata una magnifica Esmeralda.
Mettere in scena il capolavoro di Victor Hugo (ammesso che non lo sia anche I miserabili) era un vecchio sogno, un ambizioso proposito nato nei primi mesi del 2019 che si intensificò nei giorni in cui la celebre cattedrale parigina fu gravemente danneggiata dall'incendio. Quella estate lessi il romanzo - recensito qui - e cominciai a farmi un'idea della distribuzione dei ruoli.
Ai tempi la compagnia di ragazzi del laboratorio era costituita dalle leve che avevano trionfato in Peter Pan (2018) e Il caso dell'ape tatuata (2019), c'erano tutte le premesse per un cast su cui tagliare e cucire tutti i ruoli. Chi conosce il mio teatro ragazzi da molto tempo sa. Investii molto su quella produzione fin dai mesi "propedeutici", fece parte del percorso di preparazione anche una coreografa ed esperta in danze gitane, Chiara Candidi, che venne a fare una lezione.
Entusiasmo ed energie furono spezzati a marzo, quando le prove furono interrotte bruscamente per poi continuare a distanza nella speranza che potessimo riprendere l'anno successivo, ma non fu così.
Ne ero uscita avvilita dall'epilogo e dagli sviluppi - ma chi non lo era dinanzi a quello che abbiamo vissuto in quegli anni terribili? - e poco speranzosa che il mio teatro ragazzi potesse tornare agli antichi splendori. Poi i fatti mi hanno smentita.
Mettere finalmente in scena la celeberrima storia di Quasimodo ed Esmeralda balenò lo scorso anno, dopo aver attraversato Shakespeare indenni e più coraggiosi e arditi di prima.
Questo è il teatro
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la locandina |
Qui c'è solo bellezza, unione, affiatamento, l'uno che protegge l'altro, tutti insieme come una creatura sola, tutti insieme come arti di uno stesso organismo che palpita. Lì fuori, su quel palcoscenico, come qui, dietro le quinte dove mi siedono accanto quando rientrano e si trattengono a stento dal non urlare ogni volta per scaricare l'adrenalina e gioire quando hanno la sensazione di avere fatto bene, in particolare quelli che rientrano e mi guardano, per leggere nella mia espressione se sono andati bene, se la capitana approva. Entrambe le volte, tutte le volte, i miei pollici in su, i miei occhi sbarrati di stupore dinanzi a una scena particolarmente andata a segno, li accende di gioia profonda.
Questo è il teatro, questa l'onda lunga che ogni volta mi rende felice e incredula.
Il loro approccio al testo non è stato semplice, in particolare per i ruoli di Quasimodo, Esmeralda e Claude Frollo. I tre ruoli drammatici sono molto difficili da conquistare, vanno assimilati, metabolizzati e destreggiati a dovere perché risultino fluidi e credibili. Come spesso dico alla ciurma, un lavoro può risultare "corretto", "gradevole", ma è ben altro emozionare, stupire.
E io li spingo costantemente in quella direzione.
Se dovessi fare un bilancio dei tre:
- Lorenzo ha sentito fin da subito suo Quasimodo, ma ha lavorato molto sui dettagli (postura, timing dei movimenti, sguardo)
- Camilla ha affrontato tenacemente un crescendo, perché dapprima era timida e poco incline ad apparire "seduttiva", in particolare nei momenti di danza sfrenata e nelle diverse scene di Esmeralda con Febo, che hanno richiesto un grandissimo training di avvicinamento fra i due ragazzi, il raggiungimento di un gesto disinvolto, toccarsi, sfiorarsi, guardarsi in un certo modo; il mio lavoro di regia è stato orientato a fare emergere anche il passaggio al dramma, il prima luminoso di Esmeralda e il suo "dopo" in cui da donna e zingara incorre nelle leggi capestro degli uomini, nella misoginia più severa, nella condanna a morte
- Gioele (il veterano del gruppo, ha più di vent'anni ed è un mio vecchio allievo ora mio collaboratore e attore) ha dovuto imbastire con grandissimo impegno la scena dell'incontro fra Claude Frollo ed Esmeralda nella cella di lei
Poi, se penso a Victoria, splendida e dolente nella parte di Gudule, madre di Esmeralda, c'è da restare incantati. Una ragazza di diciassette anni nei panni della "reclusa della Tour Roland", la Gudule animata da puro odio verso i gitani che le rapirono la bambina, poi scopertasi madre di quella che "odia più di tutte". Victoria possiede la capacità di entrare nel personaggio attingendo ad alcune sue "profondità", al punto da farmi temere che un personaggio del genere le infligga un dolore simile.
Si vive anche questo nel teatro.
E che dire della forza di Elisa, che riesce a mettere in primo piano, con la sua forza scenica, un personaggio a margine rispetto ai ruoli maggiori, dell'impegno di Emanuele, che è subentrato a gennaio senza mai aver recitato (e ci ha salvati da un grosso problema e ha interpretato bene il frivolo e infedele Febo), di Aurora, tenera in quella parte che scrissi appositamente, perché rappresentasse la bellezza dotata di generosità in contrasto con il capriccio di Fleur de Lys.
Federica, dirompente nei panni di Clopin de Trouillefou, capo dei gitani - come Gioele un tempo mia allieva, adesso figura indispensabile della mia ciurma e costruttrice assieme al suo compagno Gabriele delle scenografie, mentre il trucco di Quasimodo è stato curato da Sara Crescimbeni, make up artist di produzioni cinematografiche importanti.
Per non dire di Emma, brillante anche questa volta, nel ruolo di Pierre Gringoire.
E poi tutto il resto della ciurma: i comicissimi Federico e Gabriele nei panni di due gargoyle (ho ripreso alcune battute dal film disneyano per spezzare qua e là il dramma e addolcire l'atmosfera), Alice, Martina, Alessio, Giordano, Marta, Sofia, Viola, Silvia, la Corte dei miracoli.
È la prima volta che nomino la compagnia dei ragazzi uno a uno, lo faccio perché sento, so, che questo gruppo ha raggiunto quella soglia da sempre immaginata e sperata, un misto di passione, dedizione, affetto per i compagni, desiderio di stare insieme e crescere, costruire. E bravura, tanta.
Come d'abitudine, lascerò "parlare" le magnifiche foto scattate dall'ormai preziosissimo Alessandro Borgogno. Le sue immagini sono, al termine di ogni progetto, la sua punta di diamante, il modo in cui ricordiamo. Ne metto qui una selezione. Alessandro ha scritto un articolo sul suo blog Linea d'Orizzonte, lo potete leggere qui. Non avremo mai abbastanza parole per rendergli il nostro grazie di cuore.
Lo spettacolo si è avvalso, per le proiezioni sullo sfondo, di alcuni suoi scatti originali della cattedrale di Notre-Dame, ripresa da due angolazioni differenti, e delle carceri della Conciergerie, sfondo della scena di Esmeralda in prigione.
E il prossimo anno? Si riderà. La ciurma è pronta a ripartire da settembre e solcare nuovi mari.
Si riderà, ma... ovviamente, col mio "tocco" poetico. 😉
Esistono le parole per intendere quello che si prova quando, da dietro le quinte, guardi verso quel poco che puoi vedere. Luz, sono quelle che hai scritto: "Qui c'è solo bellezza, unione, affiatamento, l'uno che protegge l'altro, tutti insieme come una creatura sola, tutti insieme come arti di uno stesso organismo che palpita". Capitana, il palpito è quello che hai saputo costruire nell'anima dei ragazzi della tua ciurma.
RispondiEliminaGrazie, MaC. Tu sei stata insegnante per tanto tempo e sai quello che intendo. :)
EliminaChe meraviglia frutto di un lavoro lungo e attento, grazie Luana ♥️
RispondiEliminaGrazie a te!
EliminaChe bello l’entusiasmo con cui racconti questa tua esperienza, si sente quanto affetto ti lega alla tua ciurma e quanto questa ti abbia ripagato dando il massimo sul palcoscenico.
RispondiEliminaComplimenti sinceri a te, Luz, e alla tua bravissima ciurma.
massimolegnani
Una ciurma di ragazzi e ragazze meravigliosi. Grazie, Massimo!
EliminaHai descritto tutto con grande cuore. Mi piace molto il modo in cui mostri i tuoi ragazzi, uno per uno. Bravissima la 'capitana' e complimenti vivissimi alla 'ciurma'. Le foto sono stupende. Un caldo abbraccio, ciao Luz.
RispondiEliminaUn caldo abbraccio a te e grazie, Pia!
EliminaGrazie anche da parte mia per i complimenti alle foto ;-)
EliminaNon siamo riusciti a venire per problemi ormai fisiologici e costanti.. ma ti leggo con ammirazione e comprensione. E da teatrante amatoriale mi commuove quel "l'uno che protegge l'altro": l'essenza del teatro dalla parte del palcoscenico, delle tavole cigolanti, delle luci addosso. Contagiate bellezza.
RispondiEliminaFranco, come sempre parole bellissime. Grazie di cuore e speriamo di vederci presto!
EliminaSi vede che è una cosa che fai con grande passione. Se riesci a trasmettere anche solo la metà della tua passione ai ragazzi della troupe è automatico che venga fuori un bello spettacolo.
RispondiEliminaUn mix di tecniche del teatro e tante tante emozioni. E il prodotto ha stupito davvero. Grazie!
EliminaE che onore, per me, tutte le volte essere in mezzo al pubblico! Torno a casa sempre felice di non avere perso l'occasione per fare i complimenti a te e ai tuoi splendidi ragazzi.
RispondiEliminaEd è meraviglioso vederci in quello spazio magico in cui tutto comincia e tutto viene raccontato con quella forza e passione. Sempre felicissima dei nostri abbracci!
EliminaChe belle foto. Che bell'atmosfera nei loro sguardi. E che soddisfazione dev'essere!
RispondiEliminaL'anno prossimo "si riderà"... hai già in mente quindi il prossimo testo su cui lavorare? Qualcosa di comico dunque? :)
Grazie, Barbara! Sì, ho in mente un lavoro comico e ispirato a una saga familiare "horror" (insomma si sarà capito). Però sono certa che mi inventerò un modo per sovvertire il racconto e metterci delle note originali. :)
EliminaCon l’amore che hai per il teatro e che trasmetti ai tuoi ragazzi fai, ogni volta, un grande spettacolo. Complimenti.
RispondiEliminaGrazie, Giulia. E ogni volta per me è un piacere raccontarlo. :)
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