mercoledì 17 settembre 2025

Demon Copperhead - Barbara Kingsolver

Incipit: Prima di tutto, sono nato. C'era una discreta folla ad assistere all'evento e, come sempre, è tutto quello che ha fatto: il grosso del lavoro è toccato a me, dato che mia madre era per così dire fuori combattimento. 
Gli altri giorni la si poteva vedere sulla veranda della sua casa mobile, come non mancavano di notare i buoni vicini sempre pronti a cacciarsi nei guai altrui. In quella fine estate e inizio autunno dall'aria rovente come l'alito d'un cane, bastava dare un'occhiata verso la montagna, ed eccola, la biondina platinata che si fumava le sue Pall Mall aggrappata a quella ringhiera manco fosse il capitano della sua nave ormai sul punto di affondare. È di una ragazzina di diciott'anni che stiamo parlando, tutta sola e più incinta che mai. 

Demon Copperhead
Barbara Kingsolver

Editore: Neri Pozza 
Pagine: 651
Prezzo: € 22,00

Demon Copperhead è entrato nel novero dei miei romanzi prediletti molto prima di terminarlo. Mi ha conquistata fin dalle primissime pagine per tutto ciò che la sua talentuosa autrice riesce a mettere insieme senza farti troppo aspettare: trama, stile, ritmo. Per non dire quell'idea di base che già da sola mi ha spinta a leggerlo: Demon Copperhead non è altro che la trasformazione di un altro nome, David Copperfield. Sì, perché Kingsolver in questo romanzo non fa che raccontare la storia più celebre di Charles Dickens in chiave contemporanea.
Prima che qualcuno storca il naso, dirò che pur essendone il principio su cui si basa la storia, l'eccellente Kingsolver riesce a farne una narrazione del tutto nuova, perché intrisa di tutto l'oggi più sofferto che possiate immaginare riguardante la provincia americana. 

Il romanzo non poteva trovare lettrice più incline ad amarlo, perché David Copperfield è stato il primo "romanzo lungo" che ho letto, accadde nella lontanissima estate del 1982, quando terminata la quinta elementare mi apprestavo al grande salto alle medie e avevo voglia di un romanzo vero e crudo, dopo aver fatto esperienza di vari classici come Peter PanAlice nel Paese delle Meraviglie, Tom Sawyer e altri. 
David Copperfield è per me il "luogo" immaginario da cui è partito tutto, che mi ha tenuto a battesimo come lettrice e grande appassionata di letteratura inglese, e classici in generale. 
Da lì non mi sono più fermata, devo tantissimo a Dickens.

Un po’ alla volta ti ci abitui, ma non in senso positivo, al punto che spesso ti sembra che tutto il mondo sia un posto in cui non eri invitato. Se l’hai provato, lo sai. Se non l’hai mai provato, dev’essere bello.


Torniamo a Demon Copperhead
Pubblicato nel 2022 e fin da subito acclamato dalla critica (fra i 100 migliori libri del XXI secolo secondo il New York Times), l'anno successivo vince il prestigioso Premio Pulitzer e il Women's Prize for Fiction. 
"Il grande romanzo degli Appalachi", come verrà definito negli Usa, si è guadagnato dunque un ruolo prestigioso all'interno del grande romanzo sociale contemporaneo. 
Sulla sua genesi, Kingsolver racconta di avere coltivato per diversi anni l'idea di scrivere un romanzo sull'abuso di oppioidi in Usa registratosi fra il 1995 e il 2017; riguardo alla forma poi, è stato come se lo stesso Dickens, uno dei più amati romanzieri della nostra, le avesse suggerito "fa' parlare direttamente lui"
Battuta di spirito o meno, l'ispirazione scaturì proprio da quel celebre Copperfield.

Demon "Testa di Rame" è il protagonista di una storia dolorosa, somigliante a tratti a quella dell'eroe inglese. Lì la denuncia da parte di Dickens del sistema sociale inglese che abbandona i propri orfani alla fame e alle angherie di adulti e dello stato approfittatore, qui qualcosa di simile, l'infanzia e poi adolescenza segnata da lutti e abbandoni, fino allo spettro della tossicodipendenza. 
La voce di Demon è disincantata e coinvolgente, il lettore empatizza fin da subito con questo bambino e poi ragazzo vessato da un sistema nel quale tenta disperatamente di sopravvivere. 
Togliamoci adesso la curiosità di individuare alcuni personaggi/specchio desunti dal romanzo dickensiano. 
  • Demon Copperhead - David Copperfield
  • l'accogliente famiglia Peggot - l'amata governante Peggotty
  • Emily - Emmy
  • il patrigno violento Stone - il patrigno violento Murdstone 
  • l'assistente sociale Barks - il vetturino Barkis
  • il terribile affidatario Crickson - lo spietato preside Creakle
  • l'amato e controverso amico Fast Forward - l'amato amico Steerforth
  • lo spiantato McCobb - lo spiantato Micawber
  • la nonna Betsy Woodall - la zia Betsy Trotwood
  • il disabile Mr Dick - idem
  • il coach Winfield - l'avvocato Wickfield
  • Angus - Agnes
  • l'assistente U-Haul - il contabile Uriah Heep 
  • l'amata Dori - l'amata Dora 
  • Hammer Kelly - Ham
Barbara Kingsolver
La fitta trama di David Copperfield è solo un punto di partenza, dicevamo, perché se oltre ai personaggi Kingsolver trae anche il loro interagire, immaginate cosa significhi volgere la cosa in altra epoca, al di là dell'oceano, inventando peripezie e vicissitudini nella loro versione contemporanea. 
Demon, orfano di padre (morto annegato), nasce da una ragazza non in grado di badare a se stessa, dipendente dall'ossicodone e per questo destinata a lasciare Demon in balìa della strada e alla disperata ricerca di salvezza. Demon è un hillbilly, appellativo che indica con dispregio i giovani di aree rurali (corrispettivo, immagino, del nostro "cafone") e pure un redneck, altro termine spregiativo per indicare gli abitanti del sud degli States più volgari e ignoranti (immagino il nostro "terrone"). 
La sua storia compone un romanzo di formazione collocabile nella migliore tradizione che ha il pregio di presentarsi altresì come un'importante testimonianza, la denuncia di un fenomeno tragico dell'America statunitense. 
Aprile. Il mese in cui tutto questo porco mondo prega per la liberazione, con i cornioli e gli alberi di Giuda in fiore lungo le strade e le foglie nuove che verdeggiano sui monti. Poi arriva una gelata tardiva che annerisce tutto, tutti i frutti dell'anno uccisi in boccio. Un momento opportuno per morire, credo. Se hai smesso di credere alla redenzione.

La piaga delle droghe
La tossicodipendenza che annienta i giovani facendo numeri impressionanti ancora adesso, se si pensa al fentanyl (citato nel romanzo), invade gli Usa quando viene introdotto tra i farmaci il potente OxyContin, a base di ossicodone, grande affare dell'industria farmaceutica diffuso come analgesico. 
Il tema è stato ampiamente denunciato, ma ha lasciato dietro di sé strascichi terribili, se si pensa ai quattrocentomila morti per tossicodipendenza in una manciata di anni. In particolare nel territorio sud-orientale dei monti Appalachi e nella Rust Belt e in generale in tutte le province più depresse, impoverite da capitalismo e neoliberismo, che hanno marginalizzato frange già deboli. 
Nella Lee County del romanzo il destino dei giovani è segnato da famiglie disfunzionali o da abbandono o da affido a loschi personaggi che intendono trarne profitto. Lo sfruttamento dei ragazzi da parte delle catene Walmart e dalle industrie del legname e del tabacco li rende apatici e senza sogni, attratti da pillole in grado di spegnere ogni ansia e infelicità. Per Demon a tutto questo si aggiunge il non possedere di fatto una famiglia, la difficoltà di collocarsi dentro un circuito che possa offrirgli protezione e affetto. 
Demon appare disilluso, disincantato anche dinanzi a esperienze positive, ne percepisce l'effimero, è pessimista riguardo a se stesso e all'offerta di riscatto che qualche esperienza gli porta. Possiede una propria integrità e profonda sensibilità, ma suo malgrado cade nella spirale dell'ossicodone per un incidente che lo costringe ad assumere farmaci antidolorifici. 
Come David Copperfield, che cerca di sopravvivere a un passato di violenza e abbandono e trova dentro se stesso la possibilità di un riscatto, Demon partirà dalle proprie esperienze di famiglie affidatarie e assenza di calore umano e scoprirà il perché la Lee County sia una terra reietta e votata all'autodistruzione. La sua passione è il disegno, col quale dà forma a eroi giustizieri che scelgono il bene come unica via possibile, quindi la narrazione verso cui mostra di possedere talento. La verità ultima è l'amara constatazione che lo Stato ha abbandonato gli ultimi al loro destino senza remissione, un po' come in quel grande romanzo sociale che è Furore di John Steinbeck (recensione qui). 

L'etnia di Demon
Il giovane protagonista, dicevamo, è definibile dal sistema come un hillbilly e un redneck, ma più propriamente appartiene all'etnia chiamata "melungeon", termine utilizzato per la prima volta in un documento del 1813, probabilmente traducibile con "mulatto". 
Si tratta di una popolazione originata da un mélange di etnie, tipiche dei popoli che si stanziarono in quell'area nei secoli, combinazione straordinaria che accomuna: caucasici, nativi (comunemente noti come "indiani d'America"), colonizzatori spagnoli e portoghesi e probabilmente dna degli afroamericani un tempo schiavi. Un misto di culture ed etnie che ancora non ha trovato posto fra quelle ufficiali, ma decisamente interessante, non trovate? Io neppure sapevo della loro esistenza. 
Gli appartenenti all'etnia Melungeon sono localizzati proprio nell'area degli Appalachi meridionali e pare siano rientrati, in anni in cui ancora nel Novecento le pratiche razziste negli USA erano ampiamente accettate, nella cosiddetta "regola della goccia"
Si tratta di una classificazione - abolita dalla Corte Suprema solo nel 1967 - che permetteva al governo degli Stati Uniti di individuare i bianchi non del tutto "puri", dal sangue compromesso anche solo da una goccia di sangue di origini africane. Gli individuati "non puri" occupavano gruppi socio-economici di stato inferiore. 
Nella Storia e cultura statunitense pare siano molti i Melungeons riconosciuti ufficialmente come tali o su cui si ipotizzano queste origini, si tratta anche di nomi celebri: Elvis Presley, Ava Gardner, lo stesso Lincoln.



Demon Copperhead è anche uno straordinario omaggio alla letteratura, la dimostrazione di quanto essa possa parlarci ancora oggi perché ancora irrisolvibili sono rimasti i tanti problemi che piagavano la società al tempo di Dickens. 
Che sia un'opera ispirata e costruita su quella è magnifico e allo stesso tempo fa pensare. 
Consiglio davvero a tutti/e questo romanzo, una di quelle esperienze che lasciano traccia nel nostro percorso di lettori. 

Cosa pensate di questo ardito esperimento andato a buon fine? Conoscete il classico David Copperfield, vi piace il romanzo sociale?

12 commenti:

  1. La prima cosa che ho fatto dopo aver letto il tuo post è stata controllare se fosse reperibile nella mia biblioteca e ho scoperto con piacere che c'è, quindi sarà una delle mie prossime letture. Nel frattempo provo a leggere Il tamburo di latta, di Günter Grass, un romanzo di cui ho sempre sentito parlare ma che, devo essere sincero, mi impressiona un po' per la mole e i temi trattati.

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    1. Sono contenta di avere acceso in te il desiderio di leggerlo. :)
      Riguardo a Il tamburo di latte, è uno di quelli che mi prefiggo di leggere chissà da quanto. Prima o poi arriverà il suo momento.

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  2. Letto e molto amato l'anno scorso. E’ successo, come capita abbastanza di frequente, che a un certo punto pareva che tutti stessero leggendo un certo libro, in questo caso il David Copperfield degli Appalachi, vincitore del Pulitzer 2023 e io mi sono detta “ma sì, leggiamolo.” Poi sono passati alcuni mesi perché l’ho prenotato in biblioteca ed ero in lista d’attesa. E’ una storia immensa, in cui spesso prevale una voglia feroce di entrare tra le pagine e regolare i conti coi personaggi perfidi, anche se sono solo dei poracci del tutto privi di strumenti emotivi, che fanno soffrire il nostro eroe Damon/Demon che strazia il cuore dei lettori, facendosi amare senza remore.

    Siamo negli anni ’90 e primi 2000, eppure, nonostante i chiari riferimenti, come le canzoni, l’11 settembre, nella mia mente il libro si svolge gli anni ’50/60, questo per l’arretratezza culturale, soprattutto nella prima parte. E’ un po’ una storia di cui è difficile parlare, che si legge per le vicende sì, ma è come farsi travolgere da una valanga e ti ritrovi a soffocare tra le righe. E’ un romanzo che merita 10 e lode, con fuochi d’artificio, ola e cori da stadio ma io gli ho dato 9 e 1/2 perché ho trovato uno squilibrio narrativo nella lunghezza con cui sono trattate alcune vicende: avrei dedicato molte più pagine al periodo in cui Damon è dalla nonna, mentre avrei decisamente accorciato altre situazioni, così come avrei dato molto più spazio ad alcuni personaggi: Hammer su tutti. C’è un vissuto di pena così profondo, di considerazioni intime, di riscatto, di non farcela, di ingiustizia sociale per cui ogni elemento di sfortuna diventa il troppo, e fa deflagrare la storia rendendola un mucchio di detriti ogni volta ma Damon quelle rovine riesce a farle luccicare, anche quando è completamente strafatto di droga e psicofarmaci.

    L’accusa al sistema- America, l’affido senza controllo dei minori a famiglie inadeguate interessate solo al compenso economico prima, e la dipendenza dagli antidolorifici a cui vanno incontro pazienti inconsapevoli totalmente disinformati da case farmaceutiche criminali dopo, è il cardine su cui una scrittrice talentuosa ha creato un mondo prendendolo da una fetta stessa di mondo, la Virginia delle miniere e delle piantagioni di tabacco. Ci ha infilato un ragazzino dai capelli rossi e il cuore grande che combatte la fame, il degrado e il disprezzo e va avanti a colpi di anime da seppellire, con i suoi disegni, facendo bruciare le pagine di un ardore raro. Ovviamente imperdibile!
    Sandra

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    1. Ciao, Sandra, non ricordavo lo avessi letto anche tu. Felice di sapere che ti abbia coinvolta emotivamente come è successo a me. Anch'io ho avuto spesso l'impressione di percepire una storia ambientata molto tempo più indietro, i riferimenti storici che citi ricollocavano i fatti nella nostra percezione di lettrici ma si fa fatica a comprendere fino a che punto il livello di arretratezza e svantaggio sociale siano problemi concreti in certi territori della "civilissima" America statunitense. Riguardo alle tue perplessità riguardo al dilatarsi di certi eventi a discapito di altri, penso che il tempo che Demon trascorre dall'irascibile nonna sia talmente breve da essersi limitato al bellissimo rapporto che il ragazzo instaura con Dick. Ecco, quelle pagine avrei ampliato, perché Dick è un personaggio talmente straordinario da essere immenso. La nonna, se questa storia diventasse un film, come spero, me la immagino interpretata da Frances McDormand, sarebbe straordinaria in questo ruolo così indefinibile e controverso. Riguardo a Hammer Kelly, sì, per il ruolo centrale che ha non solo nella fatale scena di cui sai, probabilmente avrebbe meritato di più.
      Grazie per questo generoso commento che condivido in pieno.

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  3. Non ho nessun dubbio: voglio leggerlo, anche se so che il romanzo sarà pieno di spunti che mi ingeneranno turbamento. Sono curiosa , come sempre e il modo in cui presenti tu i libri me li rendono subito interessanti. Certo, è bello lunghetto, eh!

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    1. La letteratura è fatta di tanto perturbante, deve scuotere, fare insorgere consapevolezza e disgusto per certe realtà. Kingsolver ha realizzato appieno il vero senso dello scrivere, soprattutto oggi, in questo tempo che ci chiede di non essere troppo distratti.

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  4. Non ho letto questo romanzo e neanche David Copperfield (almeno credo perché potrebbe essere stata una lettura giovanile ma non ne ho ricordo). Sulle droghe lessi anni fa Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. La tua bella recensione mi incuriosisce, potrebbe essere una delle mie prossime letture.

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    1. Credo di aver posseduto a casa dei miei quel libro celeberrimo sulla gioventù perduta ma non l'ho poi mai letto. Questo te lo consiglio, Giulia. :)

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  5. Trovo l'incipit magnetico, è un libro che leggerò senza ombra di dubbio. Perché la scrittura mi piace e perché il tema è assolutamente attuale. La macellazione di una generazione che oggi opera il fentanyl, ieri lo fece l'eroina e io me lo ricordo bene. Sono romanzi necessari e ti ringrazio perché questa recensione è oltremodo apprezzabile per la comparazione con un grande romanzo di formazione come fu il David Copperfield. E poi sono passati almeno un paio di anni dal Pulitzer e io non leggo mai nulla che sia stato premiato di recente :)

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    1. Il romanzi premiati dal Pulitzer letti finora devo dire non mi hanno mai deluso. Si sente sempre una certa solidità in queste scritture, segno che trattasi di un riconoscimento vero. Insomma, mi fido, e ancora una volta questa fiducia è stata ben riposta. Ora sto leggendo un altro bellissimo libro, un memoir che sto amando molto, L'educazione di Tara Westover. Grazie, Elena!

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  6. Non ho proprio voglia di leggerlo, sia perché la lettura deve essere un piacere e non ho bisogno in questo momento storico - con un genocidio in corso, sostenuto anche dagli americani - di incavolarmi in pagine dove il racconto è penoso per il protagonista e finirebbe per trasmettermi altra ansia e frustrazione, sia perché ho già abbastanza motivi per lasciare gli americani a sé stessi (purtroppo My Peak Challenge è stato spostato negli USA, come management, e si vede sempre di più...) Forse potrei leggere il vero David Copperfield, solo perché ambientato al passato e quindi magari in questo momento potrebbe farmi meno male.

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    1. David Copperfield è un romanzo irrinunciabile, potrebbe piacerti molto.

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