giovedì 13 febbraio 2025

Scripta Ludus - il gioco degli incipit #2

Cari e care, eccoci giunti al nostro gioco di scrittura bimestrale! Scripta Ludus, nella sua prima edizione, è stato un successo - con ben 17 proposte - che spero vorrete bissare. 
Le regole sono le consuete: lasciatevi ispirare da questa immagine e scrivete un vostro incipit di almeno una decina di righe. Nulla di più. 
Dopo la donna che placidamente sedeva in una innevata stazione, questa volta ho scelto un'immagine che ricorda atmosfere gotiche. Dove ci troviamo? Chi vive in quella casa? E poi quel tavolino... il corvo!
Lascio a voi il resto, diverse possibilità di incipit già vengono in mente a me, immagino a voi, che avete dato prova di essere bravissimi/e. 

Seguite attentamente i post perché farò in modo che fra questo e la proclamazione del vincitore passino al massimo una decina di giorni. 

****
Due regolette:
  • scrivete il vostro incipit a commento di questo post entro le 17:00 di martedì 18 febbraio
  • se siete in modalità "anonimo", firmatevi in calce al vostro incipit
Se volete/potete, diffondete notizia di questa gara, è sempre bello accomunare tanti blogger e non attorno a un evento "creativo", in particolare sulle parole!
Orsù, dunque. Buttatevi! Attendo con gioia il vostro commento/incipit. 😀

Qui trovate Scripta Ludus #1
... e qui il vincitore. 

46 commenti:

  1. Nonostante il freddo e il corvo che si ostinava a rimanere sul tavolino non desideravo rientrare.
    Il thè tiepido e qualche libro da sfogliare per decidere quale avrei cominciato quella sera stessa erano più invitanti della villa che, fino a quando non avessi raggiunto la mia stanza in mansarda, mi terrorizzava. Mi chiudevo a chiave, una sedia piazzata davanti alla porta e poi sotto le coperte del letto a baldacchino in un lampo. Non potevo andarmene da lì, non ancora, così trascorrevo l'intera giornata nel parco, fino a quando oltre al corvaccio, i rumori degli animali notturni e il buio diventavano peggio di ciò che c'era là dentro.
    Dovevo ancora scoprire che fine avesse fatto il piccolo George, che era arrivato lì due anni prima, per poi scomparire, inghiottito nei silenzi di Grant House, oltre la brughiera, tra l'omertà di tutti.
    Sandra de I libri di Sandra

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    1. Grazie, Sandra. Mi hai ricordato le atmosfere di Shirley Jackson, appassionanti e misteriose. :)

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  2. Ok ci provo anch’io.
    Quando aveva risposto all’annuncio per una governante, era estate, e la vegetazione rigogliosa attenuava l’austerità della grande casa, rendendola meno inquietante. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi ancora la in pieno inverno, con la sola compagnia di un corvo, sempre appollaiato sul tavolino del giardino, mentre cercava invano di distrarsi con un libro. Perché aveva accettato quel lavoro? Voleva allontanarsi dalla città, sfuggire a una situazione familiare divenuta insostenibile, ma ora quel luogo le sembrava un incubo persino peggiore di quello da cui era fuggita.

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    1. Questa protagonista immagino dovrebbe attraversare una serie di vicissitudini prima di capirlo. :) Grazie, Giulia.

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  3. E chiamatemi Lord

    La casa che è cresciuta sulle rovine del castello, il parco che era una tenuta immensa, le querce che sono diventate ultracentenarie, il corvo che da sempre mi è fedele, tutto mi appartiene, anche se non ne sono più padrone.
    Raramente entro in casa dove non sono amato, preferisco quest’angolo di giardino, la poltrona, il tavolino, i miei vecchi libri, la candela, ogni cosa mi è cara. Qui passo le ore, specie di notte, a contemplare il buio e a ripensare al mio passato. Non temo il freddo, adoro lo sgocciolio dei rami sulla testa, è come lo scandire inesorabile del tempo, non mi preoccupa l’umido del bosco, tutti gli anni che mi porto addosso mi hanno reso impermeabile. Quanto alla nebbia, beh, signori miei, io sono fatto della stessa materia evanescente della nebbia. E chiamatemi Lord, come mi compete, senza aggiungere il mio nome che ormai è maledetto.
    massimolegnani
    (orearovescio.wordpress.com)

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    1. Questo Lord probabilmente è uno spettro. Indovinato? Grazie, Massimo. :)

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    2. Chissà, magari è solo un vecchio nobile decaduto e sfrattato di casa!
      ml

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  4. Fermai la macchina e scesi, incuriosita da quanto i miei occhi avevano appena intravvisto tra gli alberi. E subito quella prima fugace e un po' gelida impressione fu confermata, e semmai rafforzata, dal mio sguardo che rimaneva incollato ad una scena così inconsueta.
    Non so quanto a lungo rimasi ad osservarne ogni particolare... già l'umidità e il freddo cominciavano a penetrarmi nelle ossa.
    Ma ecco che arriva un'improvvisa folata di vento, e in una sequenza la cui rapidità ha dell'incredibile il cielo si apre e l'azzurro, a partire da un piccolo e luminoso squarcio in mezzo al grigiore, rapido lo occupa completamente.
    Quel corvo, che... non ci avevo fatto caso, ma nel frattempo era volato via, rieccolo atterrare ad un palmo dai miei piedi, con nel becco un non-ti-scordar-di-me che dopo un enigmatico sguardo al mio indirizzo posa sulle foglie secche, quasi fosse un regalo a me destinato. Uno dei miei fiori preferiti, tra l'altro... mumble... e lui come fa a saperlo?
    Ma non me lo chiedo a lungo perchè, inaspettatamente quanto rumorosamente, spalancatosi il portone della casa laggiù in fondo ne esce di corsa uno sciame di bambini e bambine vestiti di mille colori, urlanti e ridenti dalle mille voci... Scappano, veloci si disperdono e subito si ricompongono in gruppi e gruppetti, per poi di nuovo schizzare via e di nuovo tornare, senza smettere di vociare...
    E improvvisamente mi accorgo che un soldo di cacio di bambino, biondissimo e dai vispi occhi azzurri, è fermo davanti a me e mi sta guardando con aria interrogativa.

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    1. Mi piace quel fiore che si posa dinanzi a questa voce narrante, dal becco del corvo. Grazie, Siu. :)

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  5. Questa è la casa dei miei nonni, dove sono cresciuta negli anni precedenti la scuola. Casa di pianura dove le nebbie sono ricorrenti. Ci sono tornata da poco, i nonni non ci sono più e neppure i miei genitori. Sono vecchia anch'io e questa grande casa non è più adatta a me e sarà messa in vendita. Prima, però, voglio raccogliere le cose che mi serviranno a mantenere e a tramandare ai miei figli e nipoti la memoria di ciò che siamo stati, come famiglia, come esseri umani. Sono salita nella soffitta e ho ritrovato i vecchi scatoloni che conservano i documenti risalenti ai trisnonni, Sono ancora in buono stato, ben conservati, leggibili, le scatole erano ben chiuse e la polvere non vi è penetrata, non ci sono stati topi nella soffitta, solo qualche ragno e numerose ragnatele, ma anche i ragni sono morti ormai. Ho trovato le scatole che conservano la corrispondenza, lettere, cartoline, biglietti di auguri, partecipazioni di nozze, battesimi e morte. In uno scatolone di legno è conservato un vecchio presepe, le statuine di cartapesta dipinta e alcune decorazioni natalizie, in un'altra scatoletta di cartone ci sono delle piccole uova di vetro soffiato e decorate, decorazioni pasquali che non si usano più. Una vecchia valigia mi ha incuriosito, l'ho aperta e ho scoperto un piccolo tesoro: un ventaglio d'osso lavorato con brandelli di seta dipinta, un grande velo di pizzo nero di seta, grande come uno scialle e un paio di piccoli guanti neri un po' tarlati, un vecchio libro consunto con le poesie di Guido Gozzano e una lettera di carta azzurrognola, l'inchiostro dello scritto è quasi scomparso, si notano macchie formatesi sullo scritto, forse lacrime, la firma s'indovina, forse "il tuo amato" seguito da un nome che non si riesce più a decifrare. Sono scesa portando con me la valigia, le altre cose le prenderò più tardi. Ora preparo il tè, come faceva la nonna. Ho posato il vassoio per terra fuori sotto la grande quercia, il tavolino non c'è più e nemmeno le sedie. sono tornata a prendere dei libri e un candelabro per poterli controllare, se tenerli o meno, un corvo è venuto a posarsi sul vassoio, senza alcuna paura, forse cerca un biscotto o è stato attirato da qualcosa che ha visto. Resto immobile, non oso bere il tè, per paura che se ne vada, in questo momento in cui la solitudine di questa casa ormai vuota mi sembra insopportabile.

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    1. Ciao, Neda! E grazie per aver partecipato. Quella soffitta piena di ricordi, di oggetti disfatti eppure ancora così vivi...

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    2. Uno strano quadro ha attirato la mia attenzione. Dipinto bene. Sembra una foto. Iperrealismo. Non ho potuto sapere chi fosse il pittore. L'ho trovato su una bancarella per pochi euro. Il vecchio non mi ha saputo dare notizie o non me ne ha voluto dare, ho avuto l’impressione. Neppure ha risposto alla mia domanda. Mi è parso infastidito, con l’atteggiamento di chi mi volesse dire: “Ci hai messo tanto per arrivare! Dai, levami ‘sta crosta dalle palle e non rompere le scatole!” Qualcosa di sinistro è iniziato allora a trasparire dal dipinto. Sono stato in forse se prenderlo o no. Quasi inavvertitamente mi sono ritrovato a porgergli la banconota. Eppure non mi aveva detto il costo. Ha preso i 20 euro come se avessimo contrattato preventivamente il prezzo. E non l’avevamo fatto. Mi ha consegnato la tavoletta: a occhio e croce cm 40 X 50. Dietro nessuna etichetta, uno scritto, niente. A casa l’ho poggiato sul caminetto spento: è estate. Ho la sensazione che dovrà succedere qualcosa, che so? Che il corvo prenda il volo, che la casa vada a fuoco, che da essa dovranno provenire rumori di catene, urla di fabtasmi, sbattere di persiane. Comincia a farmi una strana paura. Penso proprio che, prima di sera, lo getterò nell’indifferenziata.

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    3. Guido Esposito - http://ilsitodiguisito.wordpress.com

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    4. Scusami Luz, ma non vedo più il mio brano, volevo chiederti se potevi correggermi un refuso, un aggettivo dei guanti "tarmato" invece che "tarlato". Grazie

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  6. Sono sempre stato un uomo solitario con scarso interesse per la vita sociale. I miei fratelli mi chiedevano di giocare con loro e io, per contro, me ne restavo in biblioteca a leggere, protestando con la mamma per il chiasso che producevano i miei indesiderati consanguinei in cortile impedendomi di godere del silenzio che dovrebbe sempre regnare fra gli scaffali pieni di libri.
    Non mi sono sposato, non ho avuto figli, sono stato l'unico rampollo della famiglia che non ha onorato la discendenza con qualche inutile nipote che mantenesse vivo il cognome.
    L'unico grande amore della mia vita è stata la residenza di campagna di Glaymore, che i miei fratelli mi hanno ceduto senza alcuna obiezione, quasi increduli che uno degli eredi fosse così autolesionista da scegliere la proprietà più isolata e più in cattive condizioni fra tutte quelle del patrimonio immobiliare di famiglia.
    Glaymore è sempre stato il mio rifugio, il luogo in cui potermi godere la bellezza della natura senza essere disturbato dalla presenza umana.
    Tuttavia questo mio disprezzo per i miei consimili deve in qualche modo aver innescato un sortilegio inspiegabile. Oppure sono vittima dell'esperimento di uno scienziato pazzo. In entrambi i casi, sia quel che sia, la mia situazione attuale è che una mattina mi sono risvegliato in cima a un albero, per la sorpresa ho perso l'equilibrio e sono caduto nel vuoto e a quel punto ho scoperto che potevo volare. Perché sono diventato un corvo dotato di ali. E non ho la minima idea di come poter riassumere le mie sembianze umane.

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    1. Ariano, grazie per il tuo prezioso contributo al gioco. :)

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  7. Buongiorno, ecco il mio contributo:

    Non pensavo che sarei mai tornato in quella casa: troppi ricordi, troppi dolori, troppe ombre. Avrei preferito lasciare le memorie dissolversi al Sole - come nebbia alle prime luci dell'alba. In quella casa, però, l'alba non è mai arrivata: era troppo fitta lei o il sole ha deciso proprio di non affacciarsi. Non lo so, non sono rimasto a scoprirlo.

    Quindi eccomi qui, seduto in silenzio, in compagnia dei miei libri e della mia unica candela. Eccomi qui, intento a gustarmi la mia ultima tazza di té. Una tazza di té da bere in silenziosa contemplazione: l'ultima tazza di té prima di attraversare la soglia del cimitero di sogni che è diventata quella casa. Un ultimo té per assaporare l'ultima goccia di ospitalità che le miscele indiane mi possono offrire. Un ultimo té per sciogliere le corde vocali mute da troppo tempo. Un ultimo té per ricordare al cuore cosa significa calore. Un ultimo té per assorbire il coraggio e l'energia delle foglie cresciute sotto il sole orientale. Un ultimo té per prendere tempo…

    "Quindi alla fine l'ho raccola la tua piuma, amico mio. Ora mi tocca entrare, vero?"

    crossingways (https://crossingways.wordpress.com/)
    Pace ☮️🙏

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  8. Mi è arrivata ieri un'immagine inviata da Sofia, accompagnata da un breve testo "Parti subito perché mi sento inquieta".
    Ho stretto gli occhi soffermandomi sopra di essa. Non ho capito se Sofia si trovi in questa casa oppure sia solo un'immagine tratta dal web. Questo fa una bella differenza.
    So che è partita per Rosenwood nel Woodshire, una minuscola contea incuneata nel Galles centro orientale.
    Rifletto e decido di chiamarla. Il telefono squilla a vuoto. Forse l'ha lasciato da qualche parte. Però quell'atmosfera gotica che permea l'immagine non mi lascia tranquillo. Sembra un posto affollato di fantasmi o forse anche di peggio.
    Mi appoggio allo schienale della poltrona e chiudo gli occhi. "Partire?" Come se fosse una banalità. «Prendi la macchina e raggiungimi». Adesso volare in Inghilterra è troppo complicato ma ci proverò.

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    1. Grazie e felicissima di trovare il tuo incipit. :)

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  9. — La casa nella nebbia —
    Il mattino era denso di nebbia, un velo grigio che avvolgeva la casa come un segreto troppo a lungo taciuto. L’aria profumava di umidità e foglie morte, mentre un vento leggero faceva ondeggiare la fiamma della candela sul tavolino di ferro battuto.

    Il corvo, immobile, fissava la dimora con occhi neri e lucenti, come se aspettasse qualcosa, o qualcuno. Accanto a lui, tre libri dall’aria consunta, le pagine ingiallite dal tempo, forse ancora impregnate di sussurri dimenticati.

    Nessuno ricordava chi avesse abitato l’antica tenuta per ultimo. Le finestre sbarrate non lasciavano intravedere nulla all’interno, eppure la sensazione che qualcuno stesse osservando era palpabile.

    Sul bordo della tazza di porcellana, il tè si raffreddava, lasciando una scia color ruggine sul piattino. Qualcuno era stato lì. O forse era ancora vicino.

    Dall’interno della casa, un lieve cigolio: il suono di una porta che si apriva lentamente.

    Il cigolio si spense nel silenzio. Il corvo girò appena la testa, con la lentezza di chi ha già visto troppe cose accadere. La nebbia sembrava farsi più densa, quasi volesse trattenere il respiro del mattino.

    Poi, un suono. Un passo lieve, quasi un’ombra sulla ghiaia umida.

    Dalla casa uscì una figura. Una donna, avvolta in un lungo cappotto grigio, i capelli raccolti sotto un cappello a tesa larga. I suoi guanti scuri sfiorarono la tazza sul tavolino. Fredda. Troppo fredda. Non era stata lasciata lì da pochi minuti.

    Si voltò verso la casa, osservandola con un’espressione indecifrabile. Non paura. Non esitazione. Qualcosa di più sottile, più pericoloso: il calcolo.

    Il corvo si mosse appena, le zampe grattando il ferro battuto. La donna gli lanciò un’occhiata, come se riconoscesse in quell’animale un testimone scomodo. Poi prese uno dei libri, quello con la copertina più lisa. Lo aprì a metà, facendo scorrere lo sguardo su una pagina precisa, come se già sapesse cosa cercare.

    Un nome.

    Lo fissò per un istante, poi chiuse il libro di scatto. Il vento sollevò alcune foglie secche, sussurrando tra i rami spogli.

    Dall’interno della casa, un suono distante. Un campanello. No, più acuto. Un tintinnio di bicchieri?

    La donna scattò con un impercettibile sussulto. Si voltò di scatto verso la porta rimasta aperta. Qualcuno l’aveva lasciata così.

    Non era sola.

    Fece un passo avanti, ma si fermò. Il corvo si mosse, spiccando un breve volo per posarsi sulla spalla della statua accanto alla porta. Dall’interno giunse un altro rumore, più netto. Un mobile spostato, un movimento trattenuto.

    La donna fece un respiro profondo. Poi, con la lentezza di chi non può più tornare indietro, varcò la soglia.

    La porta si chiuse alle sue spalle con un sussurro.

    E la nebbia, piano piano, la inghiottì.

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  10. Il corridoio era immerso nell’ombra, la tappezzeria sbiadita sembrava trattenere echi di conversazioni dimenticate. La donna avanzò con cautela, le mani ancora guantate sfiorarono la ringhiera polverosa della scala.

    Qualcuno era lì dentro. Lo sentiva.

    Un altro rumore, questa volta più vicino. Uno scatto metallico, come una serratura che si chiudeva. Poi silenzio.

    La donna avanzò fino al salotto. Un camino spento, librerie cariche di volumi ingialliti, una poltrona rivolta verso la finestra. Sul tavolino accanto, un bicchiere di cristallo ancora colmo di liquore ambrato.

    Qualcuno era stato lì, poco prima del suo arrivo.

    Si fermò davanti alla poltrona, le mani rigide lungo i fianchi. Poi parlò, con voce bassa e controllata:

    — So che sei qui.

    Un fruscio.

    Dall’ombra oltre la libreria, emerse una figura. Un uomo, alto, con un completo scuro dal taglio impeccabile. Il volto era in parte nascosto dalla penombra, ma gli occhi brillavano di un’intelligenza affilata, calcolatrice.

    — Ti aspettavo — disse lui, con un sorriso sottile.

    La donna non si mosse.

    — Il libro era dove avevi detto. E il nome.

    L’uomo annuì, come se fosse inevitabile. Poi fece un passo avanti, il bicchiere di cristallo tremò leggermente sul tavolino.

    — Lo sapevo che saresti tornata. Sei sempre stata troppo curiosa.

    Un’altra pausa. Un battito di ciglia più lungo del necessario.

    Fu allora che la donna capì.

    Si voltò di scatto, puntando alla porta d’ingresso, ma troppo tardi. Qualcosa si chiuse alle sue spalle. Un clic metallico, un lucchetto scattato.

    L’uomo si avvicinò, il passo lento e misurato.

    — Non avresti dovuto riaprire questa storia.

    La candela tremolò. Il corvo, fuori, gracchiò una sola volta.

    Poi, il buio.

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  11. La casa nella nebbia è mio, sono Nadine https://scritturacreativacom3.wordpress.com/

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  12. Ho pubblicato la prosa in due tempi perché il blog non mi accettava il post. Il nome della prosa è — La casa nella nebbia — io sono l’anonima 😂 Nadine. Scusate il traffico. 🙏

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    1. Va benissimo così, grazie per la tua partecipazione!

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  13. Una piccola distrazione e... Dove cavolo ero finita? Ero alle prese con youtube e la mia canzone preferita ma all'improvviso il mio smartphone non aveva più segnale. Lo stavo maledicendo in tutte le lingue del mondo e mi ero trovata questa casa in stile Addams uscendo dal fitto del bosco. Walking Dead? Sarebbero usciti i mostri dalla porta? Sarebbe meglio tornarmene indietro? E se lá dentro invece ci fosse il mio amico Edgar? Forse sto soltanto sognando la casa degli Usher. Oddio!!! Svegliatemi!!!

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  14. La nebbia si sfilacciava tra i rami spogli, trattenendo brandelli d’ombra e silenzio. La casa, con il suo profilo vagamente gotico e i suoi muri ingrigiti dal tempo, sembrava un relitto dimenticato al confine del bosco. Il mattino avanzava lento, ma la luce faticava a filtrare attraverso il velo lattiginoso che avvolgeva ogni cosa.
    Sul prato umido, sotto un albero curvo dal peso degli anni, su un tavolino di ferro severo e leggiadro al tempo stesso, una tazza vuota, in realtà fredda ma dall’aspetto ancora parzialmente vivo come potesse ancora essere tiepida al tatto, giaceva accanto a vecchi libri dalle pagine ingiallite.
    Quella scena che la sera prima appariva calda e rassicurante, ora le appariva fredda e sospesa, inquietante in modo vago e indefinito. Si erano salutati lì, con il solito calore e augurandosi come sempre la buona notte. Non sapeva, e forse non avrebbe mai saputo, che sarebbe stata l’ultima volta.
    La cornacchia era lì da ore, immobile, gli occhi lucidi e neri come vetro scheggiato. Aveva visto da sempre cornacchie grigie in quel bosco, con la loro livrea bicolore, agitate e chiassose. Questa, stranamente, era completamente nera, immobile e silenziosa. Ogni tanto inclinava la testa, osservando la casa, quasi in attesa di un segnale, un sussurro nel vento o il cigolio di una porta che non si apriva da tempo.
    Poi, lontano, un rumore. Un passo? Un sussurro? O soltanto il respiro del bosco?
    La cornacchia batté le ali, sollevandosi appena. Qualcosa si stava muovendo tra gli alberi.
    E non era il vento.

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  15. Mi era piaciuta subito. La foto, nella vetrina dell’agenzia immobiliare aveva un qualcosa di ipnotico.
    Ero entrata a chiedere qualche informazione, il prezzo era allettante, lo sguardo dell’agente immobiliare perplesso, soprattutto quando avevo chiesto se potevo visitare la casa da sola. Un po’ riluttante mi aveva consegnato le chiavi e una cartina per arrivare a destinazione.
    Ora sono qua, la leggera nebbia che avvolge ogni cosa e ovatta i rumori del bosco me la rendono subito famigliare. Sto per entrare, ma scorgo un tavolino con dei libri, una tazza e un corvo che mi osserva.
    Bene, i libri sono la mia passione, il tè la mia bevanda preferita e il corvo, uccello intelligentissimo, sembra darmi il benvenuto. Diventeremo amici, ne sono certa.
    Guardo ancora quella che diventerà la mia casa, un luogo solo mio dove, forse, mi ritroverò.
    Imparerò a vivere di poco, con poco, e a poco a poco le mie ferite si rimargineranno.
    Sarà finalmente casa





    Mi era piaciuta subito. La foto, nella vetrina dell’agenzia immobiliare aveva un qualcosa di ipnotico.
    Ero entrata a chiedere qualche informazione, il prezzo era allettante, lo sguardo dell’agente immobiliare perplesso, soprattutto quando avevo chiesto se potevo visitare la casa da sola. Un po’ riluttante mi aveva consegnato le chiavi e una cartina per arrivare a destinazione.
    Ora sono qua, la leggera nebbia che avvolge ogni cosa e ovatta i rumori del bosco me la rendono subito famigliare. Sto per entrare, ma scorgo un tavolino con dei libri, una tazza e un corvo che mi osserva.
    Bene, i libri sono la mia passione, il tè la mia bevanda preferita e il corvo, uccello intelligentissimo, sembra darmi il benvenuto. Diventeremo amici, ne sono certa.
    Guardo ancora quella che diventerà la mia casa, un luogo solo mio dove, forse, mi ritroverò.
    Imparerò a vivere di poco, con poco, e a poco a poco le mie ferite si rimargineranno.
    Sarà finalmente casa

















    Mi era piaciuta subito. La foto, nella vetrina dell’agenzia immobiliare aveva un qualcosa di ipnotico.
    Ero entrata a chiedere qualche informazione, il prezzo era allettante, lo sguardo dell’agente immobiliare perplesso, soprattutto quando avevo chiesto se potevo visitare la casa da sola. Un po’ riluttante mi aveva consegnato le chiavi e una cartina per arrivare a destinazione.
    Ora sono qua, la leggera nebbia che avvolge ogni cosa e ovatta i rumori del bosco me la rendono subito famigliare. Sto per entrare, ma scorgo un tavolino con dei libri, una tazza e un corvo che mi osserva.
    Bene, i libri sono la mia passione, il tè la mia bevanda preferita e il corvo, uccello intelligentissimo, sembra darmi il benvenuto. Diventeremo amici, ne sono certa.
    Guardo ancora quella che diventerà la mia casa, un luogo solo mio dove, forse, mi ritroverò.
    Imparerò a vivere di poco, con poco, e a poco a poco le mie ferite si rimargineranno.
    Sarà finalmente casa



































    a poco a poco
    ,



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  16. Sono Penelope, il brano qui sopra è mio. Per errore l'ho pubblicato piu' volte, per cortesia puoi cancellare le copie in piu'. Grazie
    Penelope

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    1. Non preoccuparti, importante è che sia possibile leggerlo. Grazie! :)

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  17. Ecco il mio incipit.

    È l'imbrunire. La pace mi circonda. Ho letto e goduto, sfogliando alcune opere dei miei autori preferiti. Che ristoro per la mente! Ho anche sorseggiato con piacere questo the delizioso (sorprendente, la nuova miscela). Eh sì, sento proprio di trovarmi in uno stato di grazia. Ora l'umidità comincia a farsi sentire. Forse farei meglio a rincasare e tornare a riabbracciare mia moglie e i miei due piccoli gioielli. In questo periodo sono consapevole, come non mai, di essere un marito ed un padre fortunato. È così bello vedere negli occhi delle persone a cui si vuol bene l'amore ricambiato, incondizionato... Sì, devo proprio andare prima che faccia buio. Anche se questo è proprio il momento della giornata che amo di più... mmm, ancora solo qualche minuto. Improvvisamente mi è venuto un ardente desiderio di scrivere, ma non ho con me carta e penna e l'oscurità mi sta per avvolgere. Penso che scriverò più tardi, dopo cena, comodamente seduto nel mio studio. Intanto però posso ideare, immaginare a chi rivolgere questa volta le mie attenzioni, a chi distruggere la reputazione... o forse addirittura la vita! Che pensiero eccitante!

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  18. 2 novembre 1972

    “Amico caro, sai quanto mi venga difficile parlare ancora di ciò che è capitato. Tu conosci i miei limiti e anche la mia storia e sai che giammai oserei coinvolgerti di nuovo in qualcosa che ha già fatto male a entrambi. Eppure oggi non mi sono sottratta a quello che ho sentito come un dovere, dopo gli ultimi avvenimenti: sono tornata lì dove tutto è accaduto e ho portato con me la candela più i manuali che abbiamo consultato insieme. L’olmo smosso dal vento leggero spingeva giù le foglie secche ed esse planavano sul tavolino come oscuri presagi. Io me ne stavo seduta là, fingendomi calma, con la tazza di tè a scaldarmi le ossa infarcite di freddo e di paura. Perché quella non mi ha mai abbandonata, da allora. Ma dovevo farlo, dovevo riprovarci. Ho acceso la candela e ho aspettato.
    Improvvisamente, guardando il nulla di fronte a me, si è di nuovo materializzata quella casa, come sputata dall’inferno per venire a raccontarmi un’oscura verità, servendosi del suo emissario: un corvo. Era lì, accanto a me e mi teneva inchiodata al suo occhio luciferino, piccolo fulcro magnetico che calamitava il mio sguardo congelando ogni mio movimento. È stato in quel momento che un fruscio alle mie spalle mi ha distratta e l’immagine spettrale della casa si è vaporizzata nella bruma della sera.
    Devi tornare qui, Joyce, abbiamo una missione...”

    Prima della fine del ventesimo rigo, l’editore si fermò. Chiuse con una smorfia la prima pagina del manoscritto e facendo un gesto teatrale che imitava un inchino al pubblico seguito da un eloquente “adieu” gettò il manoscritto nella pila di carta da destinare al macero. Con coraggio e rassegnazione prese un’altra opera prima dalla colonna di inediti da visionare e si fece il segno della croce.

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    Risposte
    1. Mariiii', me lo sono letto in sala prof stamani in una pausa. Troppo esilarante. :)

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  19. ciao Luz...
    mi presento... sono Cinzia...
    sono arrivata qui... tramite il post di Massimo... (ore a rovescio... wordpress)
    ti lascio il mio testo... spero che vada bene...

    Era un giorno triste e freddo del mese di febbraio.
    Mi affaccio per l'ultima volta dalla finestra della mia casa, tra pochi minuti, sarà venduta, verrà chiuso il capitolo più importante della mia vita, e dovrò ricominciare tutto da capo, mese dopo mese, mattone su mattone, ed eccolo lì, con le zampette appoggiate al tavolo, un malinconico corvo tutto nero, le sue piume brillano alla luce fioca della candela. Mi avvicino, ci guardiamo fissi negli occhi, e sento la sua voce che mi parla dentro al cuore: vuoi che ti faccia compagnia fino a quando arriva la luce del mattino, o vuoi portarmi con te, e ti protegga dal buio e dall'oscurità? Ora stacca da me una Piuma, intingila nel calamaio della vita, e inizia a scrivere la tua nuova storia.

    http://petaliazzurri.wordpress.com


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    Risposte
    1. Benvenuta, Cinzia, e grazie per la tua partecipazione. :)

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  20. Eccomi Luz, spero di essere ancora in tempo.

    "La mattina era grigia, cupa, nebbiosa. Un uomo camminava con fatica sul sentiero che conduceva al bosco. Aveva lasciato la macchina sullo stradone perché oltre era impossibile procedere e ora imprecava silenziosamente dentro di sé per quella passeggiata fuori programma. Ma non era solo la fatica a pesargli, era il risveglio di quella mattina presto, in giorno di festa! Sospirava stizzito: possibile che avessero bisogno di lui anche allora? E per cosa, poi? Perché come al solito iniziassero sottilmente a deriderlo di fronte alle sue ipotesi?...

    “Venga presto alla villa – gli avevano detto - c’è lavoro per lei!”

    Alla villa? - aveva pensato – ma non era ormai disabitata? Da quando la contessa era rimasta vedova, si era trasferita in città e in campagna tornava solo d’estate o in rare occasioni col suo fedele maggiordomo. Fedele…già! La gente parlava: chi diceva fosse il suo amante giovane, chi pensava che l’uomo fosse solo interessato a farsi intestare la proprietà e a divenirne padrone una volta che anche la contessa fosse morta… Ma la gente, si sa, dice quello che vuole.

    Il bosco si aprì e il sentiero sbucò in una radura davanti alla villa, un edificio grigio dall’aria malandata che poco aveva mantenuto del passato splendore. Ma l’uomo, pur intuendo del movimento all’interno della casa non entrò. Si aggirò invece nello spazio antistante tra le foglie secche e la bruma autunnale, quasi a saggiarne l’atmosfera, quasi a cercare da qualche casuale dettaglio un indizio su cosa poteva essere accaduto. Fu allora che, in un angolo appartato, il tavolino attirò la sua attenzione: i vecchi libri, il corvo, la candela accesa. Accesa? Una candela accesa a quell’ora del mattino? Apri uno dei libri, poi si volse verso la villa :

    “Ispettore!”

    Un uomo usci sulla soglia della casa: “Che succede?”

    “Venga un po’ a vedere! Qui c’è stato qualcuno, forse da ieri sera”.

    “Ah si? Ma davvero, dottore? Lei dice? – la voce dell’ispettore trasudava ironia.

    Ecco che ricomincia a prendermi in giro, disgraziato me che ho accettato di obbedirgli in giorno di festa - penso il dottore - ma proseguì:

    “Che ci fanno questi oggetti ? La candela accesa! Guardi i libri, sono vecchi testi esoterici . E il corvo poi, uno dei tanti animali imbalsamati che il conte collezionava e che la contessa odiava! Che qualcuno abbia tentato di evocare lo spirito del conte…”

    “Ah!… Davvero? - ribattè l’ispettore senza trattenere un moto di riso sarcastico – Lei non pensa che questa sul tavolino potrebbe essere invece una messinscena?”

    “Messinscena per cosa?”

    “Ma fatta dal maggiordomo per sviare le indagini” – disse spazientito l’ispettore – “E’ chiaro come il sole. Vedrà che messo alle strette quello fra un po’ confessa!”.

    Quella soluzione così sbrigativa non lo convinceva, ma stavolta il dottore non disse nulla e fece solo un cenno:

    “Andiamo a vedere il cadavere!”.

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    1. Annamaria, grazie per esserti messa nuovamente in gioco!

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  21. Ciao Luz! Eccomi anche io, sul filo di lana.. pant pant!! Un abbraccio e grazie sempre per gli stimoli e le idee!

    "Fuggita di nuovo.
    Lasciando tisana e libri, non appena avvertito un volo radente.
    Nonostante adorasse quell’angolo di bosco, a margine della radura, con la vecchia casa sullo sfondo, e i dissapori chiusi dentro.
    Non riusciva a sopportare quel passato di arroganza e parole spezzate, le promesse del suo amore di lasciar stare tutti gli studi sull’alchimia, gli esperimenti, il tempo perduto tra alambicchi e pozioni magiche.
    Eppure, ogni volta che si accingeva a restaurare l’anima, dimenticare i pianti, la vita perduta appena fuori da quel maniero, sembrava che avvicinarmi a lei, alla sua oasi, suggerisse una rinascita possibile.
    Unica mia libertà, planarle attorno vagheggiando anche un suo minimo intuirmi, non più tra saloni, corridoi e maledette formule.
    E allora eccola ogni volta rincorrere ancora quell’alone di speranza, mentre io, fattucchiere maldestro, per sempre ridotto a corvo stregato, assisto impotente, senza riuscire a trasmettere luce o amore, che non sia pianto stridente di nero lucido.
    Fuggita di nuovo.
    Come ad ogni mio palesarmi.
    Spaventata e illusa, forse con inciso nell’anima il significato di quell’incantesimo.
    Mai più futuro, solo rimpianto, e questo mio volo ostinato a implorare perdono inascoltato.
    Presenza costante che tu non distinguerai mai più.
    Sentinella disperata d’un tavolo malinconico."

    Franco Battaglia

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    1. Carissimo Franco, sono contenta tu abbia fatto in tempo! :)

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