Oggi vorrei soffermarmi su una riflessione che riguarda tutti noi, fruitori della rete, frequentatori di gruppi, blogger o semplicemente comunicatori d'ultima generazione.
L'uso scorretto della comunicazione in rete è diventato ormai fenomeno endemico, frutto dell'accessibilità di questo sistema, fatto per essere "intuitivo" per chiunque. In altre parole, l'accesso alla rete è permesso a tutti, da telefono smartphone, tablet, pc, semplicemente con un account realizzabile in pochi minuti.
Da uno stesso dispositivo ci si collega con più account, per altri versi in una stessa piattaforma social si entra con più profili, se ne può cancellare uno per crearne uno nuovo in pochi clic, insomma tutto estremamente facile, come i bravi programmatori che stanno dietro a tutto questo hanno voluto. Va da sé che per milioni di utenti questo è diventato un "paese dei balocchi" per dare sfogo ai propri "appetiti".
A chiunque abbia un profilo Facebook e abbia intenzione di farne un uso equilibrato ed equidistante dalle molte cose più importanti da fare, è ormai chiaro che il social più frequentato al mondo è anche il maggiore veicolo di false informazioni (ossia fake), scambi accesi (in gergo flame), incursioni di disturbatori spesso senza un grammo di sale in zucca (i cosiddetti troll), attacchi di persone che odiano quelle di successo (gli ormai noti haters) e, last but not least, webeti, nella felice definizione che ha ideato un noto giornalista, termine che racchiude tutti gli analfabeti funzionali della comunicazione via web (o per dirla in maniera semplice, i cretini).
Ah, non uso il termine "leone da tastiera" solo perché è ormai un luogo comune ritrito, come ci insegna la brava Marina Guarneri qui.
Ecco, se è facile che le fake news, i flame, i troll siano in realtà trovate da buontemponi dotati di intelligenza che si divertono a provocare per far sì che il popolo si sollevi e reagisca nel solo modo che gli è congeniale - ossia scrivendo a vanvera e condividendo link senza alcuna cognizione del fenomeno - contro i webeti non c'è proprio nulla da fare.
Ho una personale visione del webete-tipo: non è un troll, non fa parte della massa degli ingenui o dei semplici, ciò che lo distingue dal comune cretino è una certa dose di cattiveria. Probabilmente fuori da una tastiera appare come una gioviale persona che oscilla fra i 30 e 60 anni e più, può trattarsi di qualcuno che legge quindi istruito e perfino colto, anzi proprio questo dettaglio fa affilare la lingua (o meglio, le dita) al webete-tipo. Non si espone granché, spesso anzi resta nascosto, per comparire solo in commenti a un determinato post ed esprimere il suo livore maligno nei riguardi di una persona "X" su cui punta la sua mezz'ora successiva.
Chi sta leggendo queste righe probabilmente pensa che abbia molta dimestichezza con questi mezzi per essere così esperta di tali dinamiche. Invece no. Frequento pochissimo Facebook, poco Blogger, meno di poco altre realtà come Instagram - installato sul mio telefono ma aperto un paio di volte al mese.
E' che basta anche solo affacciarsi su un gruppo Fb e seguire qualche scambio per rendersi conto di quanti webeti-tipo ci siano in giro. Una volta, in un gruppo in cui si discute comunemente anche bene di letteratura, mi è capitato di restare intrappolata in una discussione in cui la webete-tipo di turno "sfotteva" il mio rispetto per un personaggio a lei non gradito. Per quanto ci si armi di tutta la pazienza possibile, ti tiene sotto scacco con qualche trucchetto, e si soccombe nella misura in cui la tua educazione pesi un quintale rispetto al grammo della sua civiltà.
Dal webete-tipo sei braccato, non vuole sentire ragioni, deve avere l'ultima. E sia. Importante è restarne abbastanza "traumatizzati" da non caderci più. Basta un clic e se ne esce. Oggi a pensarci mi viene da sorridere ma meno male che basta così poco, perché la maleducazione dei frustrati imperversa e caderci è facile. Tant'è.
[Se ci spostiamo in ambiti più "difficili", la comunicazione si svela in tutto il suo allarmante splendore: un'indagine ha individuato in Italia più di trecento pagine Fb inneggianti al nazismo, maggiore in numero di quelle xenofobe e omofobe; fenomeni di bullismo online denunciati ogni giorno, pagine di politica in cui sfogano il loro odio cittadini di parte avversa (noto il caso di denuncia della Boldrini), molestie, imboscate a colpi di foto private pubblicate, ecc.]
Cosa non funziona in queste persone?
Sono incapaci di seguire alcune norme semplici della comunicazione in rete, di cui è stato stilato questo interessante decalogo.
In sostanza, si tratta di 10 buone regole di educazione.
Semplici, anzi perfino scontate per chi pratica l'educazione in ogni circostanza - che non ha bisogno di apprenderle avendone attitudine - ardue invece per chi comunemente è aggressivo e arrogante.
Si applicano in tutti gli ambiti, a ben guardare, anche quelli più comuni del nostro quotidiano.
Comunicare è una faccenda seria.
Cosa pensate della comunicazione virtuale? Siete mai "incappati" in un webete-tipo? Vi siete mai divertiti a provocare, pur con intelligenza e misura, in uno scambio?
Provocare non fa parte del mio stile, al massimo posso fare qualche battuta a sfondo calcistico tirando fuori il tifoso che è in me, però senza mai cercare la lite. In genere se mi arriva la domanda/commento da parte del troll di turno, faccio lo gnorri ed evito di farmi trascinare in una discussione.
RispondiEliminaChe poi non è difficile riconoscerli, in effetti.
EliminaPer circa 2 anni ho lavorato come Web Content Analist per un'azienda leader nel settore XD Tanti paroloni per dire che sono stato moderatore/censore su siti di quotidiani, pagine FB di siti di notizie, trasmissioni TV (anche durante le dirette) e affini (non posso fare nomi, sono ancora "incatenato" ad un NDA, ma pensate in grande). Mi sono imbattuto in tutte le categorie descritte e, purtroppo, devo ammettere che la percentuale dei commenti "sensati" che ho letto è abbastanza ridicola, per non dire preoccupante. E ne ho letti davvero tanti, siamo nell'ordine di migliaia nel singolo turno (4h) fino ad arrivare a decine di migliaia durante le dirette televisive (la giornata lavorativa terminava normalmente all'una di notte, in questi casi non toccavo letto prima delle 4).
RispondiEliminaCosa penso della comunicazione virtuale? Quello che penso dei social: sono strumenti potentissimi che vengono usati nel peggior modo possibile.
Questa categoria di persone non si rende affatto conto dei "rischi" cui va incontro. Su internet l'anonimato non esiste, specialmente se si esagera e si va oltre (posto il fatto che chiunque con un minimo di esperienza e qualche piccola conoscenza in più può arrivare a scoprire la "verità" senza bisogno di denunce).
Per quanto riguarda la provocazione, serve una risposta da parte mia? :P
Non mi diverto a provocare, provo piacere. Il piacere che si prova quando ci si confronta con interlocutori interessati al dialogo, allo scambio di idee, sempre nella cornice del rispetto reciproco. Dal mio punto di vista, una provocazione non può essere fine a se stessa, fatta solo per innervosire o mettere a disagio, ma deve essere la scintilla per fare un passo ulteriore nella discussione, pacifica o animata che sia.
Chi meglio di te, allora, per capire a fondo questo fenomeno? Ne hai come scrivi una panoramica molto chiara. Il punto è: si comunica in maniera insensata consapevolmente o no? Ossia, è poi così semplice distinguere chi per mancanza di mezzi la spara grossa da colui che i mezzi intellettivi li possiede eccome e vuole fare consapevolmente il demolitore?
EliminaQuello che è certo, il fenomeno è dilagante e non mi stupisce che perfino i governi stiano pensando a misure mirate perlomeno a ridurlo.
La comunicazione virtuale ha svelato tutto il vuoto che c'è. E questo è triste.
Riguardo alla provocazione, mi piace la tua versione ingentilita. Intesa in tal modo, certamente si prefigura come un'opportunità di comunicazione sana.
Devo dire che il mio allontanamento dal web di questi ultimi mesi è servito anche per "scrollarmi di dosso" molti personaggi che hai elencato. La vita, quella vera, è sempre maestra e ti aiuta a guardare con tenerezza e compassione certi comportamenti. Al massimo, durante le giornate più fosche, a esercitare il sacrosanto privilegio di applicare una stizzita digitopressione sul tasto di spegnimento. Dici bene:"comunicare è una faccenda seria". Per me che è pane quotidiano, la mia professione non può prescindere da essa, diventa oltraggioso leggere certi commenti o prese di posizione. Per fortuna invecchiando ho imparato paradossalmente a valorizzare il bambino che è in me: lo sbeffeggio e la pernacchia come arma di "destrutturazione di massa".
RispondiEliminaHo notato questo allontanamento e l'ho imputato proprio a una volontà di operazione "detox". Ci vorrebbe periodicamente. Io vivo pochissimo i social, quindi non ho questa necessità. Da quella "disavventura" preferisco leggere e non commentare e nel farlo, scegliere proposte che suscitino un certo interesse e non mi facciano sciupare il poco tempo che si ha.
EliminaQuella pernacchia è realmente un toccasana. :)
Il rispetto deve esistere sempre, va bene il contraddittorio, ma sempre in maniera educata. La rete rispecchia la realtà quotidiana e ti garantistico che vedo troppa maleducazione e inciviltà in giro.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Il punto è che parole come rispetto ed educazione sono come diventate "vintage", negli ultimi tempi.
EliminaProvocare non mi pare proprio però se mi pigliano peri capelli mi difendo.
RispondiEliminaPossibilmente in buone maniere e educazione. Se poimi accorgo che le cosd vsnno troppo avanti chiudo la didcussio e pensino ciò che vogliono.
Sul mio blog purtroppo ultimamente è arrivato l'anonimo che ha offeso un mio lettore in un commento. Cancellato il suo i tervrnto e totlta lz possibilità agli anonimi di intervenire. Se tornerannocon un nick... vedrò
Come hannodetto altri prims di me, il mondo reale è pieno di maleducazione e mancanza di rispetto.trovarla riversata e ampliata sul web è "normale". Con la possibilità di mascherarsi poi....
La comunicazione è imoortante i tutti i campi. Senza non si andrebbe avanti. Purtroppo taluni vanno avanti senza usare il cervello.
Per fortuna non mi è mai capitato di imbattermi in un maleducato qui sul blog, spero che girino al largo. :)
EliminaQuel mascherarsi permette tanta parte di questa maleducazione, infatti per dirne una, la persona che mi incalzò si nascondeva dietro un nick e non mostrava il suo volto. Praticamente un classico.
Beh,anch'io uso un nick e ho la foto di Myrtilla come avatar. 😊
EliminaPenso che comportarsi in quel modo dipenda tanto dalla cattiveria innata e da un forte senso di inferiorità
noi che seguiamo il calcio sappiamo da sempre quante scemenze si possono dire (e fare, purtroppo). Adesso tutto questo si è allargato ed è finito sul web: non ascoltare, non tener conto dei fatti, ignorare la storia, essere ignoranti, eccetera eccetera. Il calcio (non quello giocato, quello parlato) è diventato il modello imperante, prima in tv (i talk show dove chi grida vince) e adesso anche qui. La cosa che più mi disturba è il non riuscire a ragionare sui fatti, e in politica diventa gravissimo (hai appena scritto di Anna Frank...)
RispondiEliminaIl calcio è un altro ambito di maleducazione dilagante, meriterebbe un altro approfondimento. Visto che lo hai citato, scrivo qui che non mi sorprende la non qualificazione ai Mondiali. E' l'epilogo di un malfunzionamento, di un cancro all'interno di questa disciplina sportiva, di cui la maleducazione e le tifoserie razziste non sono che uno dei tanti elementi.
Elimina“Leone da tastiera” è fresco fresco! Lo sto sentendo solo negli ultimi tempi: ah, questi luoghi comuni!
RispondiEliminaTi dirò, su Fb si sa, c’è di tutto, anche su Twitter un tempo trovavo di tutto, però basta sapersi muovere e anche comportare: mai prestare il fianco alle provocazioni fini a se stesse e nel gruppo che citi tu, del quale faccio parte anch’io, ho letto davvero discussioni ai limiti del nulla.
A me, sono fortunata, non sono mai capitati troll, non casco nei fake, non mi curo molto dei flame, ma, lasciamelo dire, una volta ho inviato un commento che sapeva di polemica lontano un miglio a una tizia che su Fb ne diceva di tutti i colori al padrone di casa venuto a riscuotere il mensile, che aveva osato avere paura del suo cane costringendola a chiuderlo in una stanza per cinque minuti. Non sia mai, poverino, potesse soffrire di claustrofobia! Le discussioni sterili, comunque, si smontano subito, basta guardare e passare! 😋
Hai perfettamente ragione, si impara per altro in fretta.
Elimina:-)
Preferisco "webete" a "leone da tastiera", per non offendere quello splendido e nobile felino, oltretutto re degli animali, con accostamenti poco rispettosi ed equiparabili a lesa maestà. ;) A me è capitato di assistere a delle vere e proprie risse su Facebook, ma in prevalenza nell'ambito dei gruppi. Oltretutto, come scrivi anche tu, sono anche persone istruite. Sfoderavano anche dei giochi di parole a doppio senso, ma non eleganti nello stile di Oscar Wilde, ma semplicemente squallidi. Per quello non amo i gruppi Facebook, detesto quando mi aggiungono senza chiedere e li frequento il meno possibile.
RispondiEliminaTi comprendo perfettamente.
EliminaPotrebbero essere luoghi di scambio anche senza questi tristi siparietti.
Non sono su FB. Il web per me sono i blog che frequento e Instagram che adoro, perché fare foto è una mia grande passione.
RispondiEliminaHo la pagina twitter ma la apro raramente.
Ho letto con molto interesse il tuo post scoprendo termini nuovi come webete :-)
Cosa dire sulla provocazione. Io amo il confronto e talvolta si può non essere d'accordo e sta bene esprimere il proprio parere rimanendo sempre nei limiti dell'educazione.
In sei anni di blog ho visto e letto di tutto. Sono stata provocata fin quasi alla persecuzione e ci è mancato poco che arrivassi a chiedere aiuto alla polizia postale. Ho assistito a liti di ogni genere.
Ho patito molto tutto questo, fino a quando non ho compreso di dovere prendere la giusta distanza dal mondo virtuale, che non è vita vera, non è reale.
Da allora sto molto meglio. E appena sento nell'aria un vago senso di rissa, cambio pagina.
Io sono su Fb da molti anni ma nel tempo il mio interesse per quella piattaforma si è assottigliato fino quasi a scomparire. Vengo da una lunga esperienza di amministrazione di un forum, che prediligevo perché era circoscritto e fatto di poche persone sceltissime, ma anche quell'esperienza si è guastata per la falsità di tanti frequentatori. Ho sempre preferito i luoghi di pochi e buoni commentatori, il che spiega il perché aprii qualche tempo dopo questo blog. Amare scrivere e condividere senza fare di questo un'ossessione è ciò che sento e che vivo serenamente. Tengo Fb perché per il teatro è una piattaforma eccellente. Riesco a tenermi in contatto col mio pubblico, a tener vivo l'interesse attorno ai miei progetti. Comprendo il tuo non sentirne affatto l'esigenza.
EliminaBellissimo articolo, dopo lo condivido su Fb per restare in tema ;)
RispondiEliminaHai ragione su tutto. Io trovo che la comunicazione virtuale abbia moltissimi limiti, ne ho fatto esperienza negativa in passato e ora sono molto cauta. Quando incontri un webete-tipo l'unica cosa da fare è spegnere sul nascere la cosa, pur consapevole che lui avrà l'ultima parola perché di fatto non è interessato a sapere cosa pensi tu. Questa è purtroppo una caratteristica di molte persone che bazzicano i social, ti sembra di avere davanti un muro, altro che comunicazione. Personalmente cerco di non farmi coinvolgere troppo, altrimenti sai che travasi di bile...
Sì, a questo tipo di utente non interesse il parere altrui, è lì in funzione di "disturbatore" (a me capitò una "disturbatrice", le donne sanno essere molto tenaci in queste azioni d'attacco). Comunque, si fa presto a imparare a non cascarci nuovamente. :)
EliminaGrazie per la condivisione, noi sì che sappiamo usare bene il mezzo. :-)
Penso anch’io che i webeti-tipo non siano mai interessati a conoscere cosa pensino gli altri. La loro non è mai una provocazione volta a suscitare una discussione intelligente, perché il loro fine è ferire, urtare, una persona alla volta, possibilmente arrecandole dolore.
RispondiEliminaIl punto è, come già sollevato, è che i social sono strumenti potentissimi e l’uso che si fa di essi può originare progetti meravigliosi, così come scatenare l’inferno.
Credo che per questa categoria di persone valga più che mai l’idea che FB, Twitter, i blog e quant’altro rappresentino una fuga dai problemi della vita offline, un luogo dove rifugiarsi per non affrontare i problemi della vita reale, ma anche un luogo dove sentirsi liberi di aggredire chiunque nella (ahimè per loro, ingenua) convinzione di sentirsi protetti dall’anonimato.
Dal mio punto di vista si tratta di soggetti disturbati e l’unica difesa è ignorarli, avendo anche l’accortezza di sottoporre i loro commenti alla polizia postale quando iniziano a prendere una piega “pesante”.
Non è difficile immaginare che questo genere di persone infesti in particolare luoghi di maggiore "sfogo", come la pagina particolarmente seguita di un politico, o di un personaggio pubblico in generale, che di solito anzi proprio da una sovraesposizione traggono giovamento, sia essa pure sottoposta a frequentatori di questo tipo.
EliminaLa cosa un po' particolare è che i maleducati possono infestare anche luoghi per definiti per interessi e frequenza, magari proprio gruppi in cui si discute di libri, di filosofia, di arte. E' facile supporre che in luoghi siffatti i maleducati non trovino posto, come a dire che chi legge, è istruito, non può essere poi incivile o maleducato, invece accade l'esatto opposto. Leggere libri, conoscere, essere non solo istruiti ma perfino colti non salva dal diventare pessimi comunicatori orientati sulla superbia, la tracotanza e la boria maligna.
Mi trovi completamente d'accordo e, infatti, non penso nemmeno io che il problema sia da rintracciare nel livello di istruzione che, come dici benissimo tu, può essere anche molto elevato, bensì si annida nelle pieghe della mente. Perché non si tratta di semplice maleducazione, ma di cattiveria gratuita.
EliminaIn pratica questa categoria di molestatori è trasversale a tutti i ceti sociali e più è elevato il grado culturale, più la molestia rischia di essere subdola e invasiva.
Vale la pena di vedere scritte queste norme di intelligenza e buon senso tanto spesso disattese, perciò ben venga il manifesto. Passo su Facebook soltanto quando ho qualcosa da rendere pubblico, che sia l'uscita di un mio post sul blog o la raccolta firme per qualche iniziativa meritevole. E' un uso... non-uso, me ne rendo conto, ma l'alternativa per me sarebbe uscirne del tutto. Mi è capitato molto raramente di scontrarmi con qualcuno in rete, e in quei casi, dopo avere spiegato meglio il mio punto di vista, mi sono presto defilata. Per me non ha senso perdere tempo ad azzuffarsi se non si sta comunicando, quindi non solo non raccolgo le provocazioni, ma non provoco mai. Secondo me chi lo fa si sente un gradino più in alto dell'interlocutore, e in questo proprio non mi riconosco.
RispondiEliminaNon c'è dubbio che chi fa quel lavoro certosino di infastidire si senta come scrivi tu "un gradino più in alto dell'interlocutore", sì.
EliminaHo notato che ci sei pochissimo. Fai più che bene. ;-)
Purtroppo per me, ame non basta non accedere al web per incontrare webeti, troll, haters e altre amenità, mi basta andare a lavorare!; L'unica soluzione resta chiudere la porta e ad aprire un libro^^
RispondiEliminaAnni fa avevo un blog nel quale scrivevo con un nick diverso da quello attuale. Niente di che, discussioni ce n'erano, ma per lo più erano in termini di scambi di opinioni non estreme e non armate, diciamo che quando capitavano (le discussioni) era un modo per vedere e confrontare le diverse sfaccettature di opinione su di un argomento (così cercavo di fare).
RispondiEliminaPoi, ad un certo punto, incappai in un soggetto (maschio) multi-identitario e, soprattutto, in una schiera di sue aspiranti muse e fu la fine.
Ti risparmio i particolari delle nefandezze compiute da questi personaggi, il racconto dei tiri d'ascia verbale con cui cercavano di colpire chiunque, comprese loro stesse(!), cercando di utilizzarmi (speravano) come tramite o proiettile per le loro dispute da cortile.
Ho chiuso e, dopo un po', ho riaperto un nuovo blog, sotto altro nome/nick.
Purtroppo il Leone-senza-foresta è riapparso e io non sono stata sufficientemente prudente da ignorarlo e dirgli di andare a quel paese semplicemente (questo sì l'ho fatto), evitando di rivelare il mio nome (e questo, stra-scema che sono, l'ho fatto!).
Beh, il Leone-senza-foresta ancora lì, che schiuma e che ringhia e si proclama vittima dell'Universo universale tutto.
Io, nel frattempo, ho avuto ed ho sicuramente di meglio da fare, ma mi pento d'avergli dato spago la prima volta...lì son stata davvero stupida!
Colgo l'occasione: tutta la home del blog è stata invasa da una pubblicità spam (nick Daniela Petrucci). Ho dovuto rimuovere uno ad uno gli interventi. C'è modo di poterla bloccare?
EliminaPuoi segnalarlo come spam, da design - commenti, lo trovi sulla riga sopra. Quanto sia efficace non so, perché non l'ho mai usato. Buona domenica! :)
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