Incipit: Ogni pomeriggio, quando la città oltre le scure persiane verdi cominciava ad animarsi, Colin e Mary si svegliavano al metodico picchiettio degli arnesi d'acciaio contro le chiatte di ferro ormeggiate accanto al bar galleggiante del loro albergo. Al mattino i barconi rugginosi e butterati, senza alcun carico o mezzo di propulsione visibile, non c'erano più; ricomparivano sul finire della giornata, e gli uomini dell'equipaggio si mettevano inspiegabilmente all'opera con martello e scalpello. Era allora, nel caldo rannuvolato del tardo pomeriggio, che i clienti cominciavano ad affluire sul pontone per mangiare un gelato seduti ai tavolini di metallo, e anche le loro voci riempivano l'oscurità della stanza, sollevandosi e abbassandosi in ondate di allegria e discordia, sommergendo i brevi silenzi tra un penetrante colpo di martello e l'altro.
Inizia così uno dei racconti più straordinari di questo scrittore inglese dalla "penna" prolifica. Non ho letto molto di suo, posso dire di avere amato profondamente quello che ritengo il suo capolavoro, Espiazione.
Nell'addentrarmi sempre più in questa storia complessa, dai tratti inquietanti, ho ritrovato lo stile del migliore McEwan, una scrittura corposa, sontuosa. McEwan è un talento della descrizione e se è vero che la scrittura contemporanea si fregia del principio dello "show, don't tell", ebbene, questo scrittore non si fa scrupolo di portarci dentro le sue storie offrendoci ampie "vedute" narrative.
Cortesie per gli ospiti è un piccolo romanzo di 130 pagine, strano, voluttuoso, a tratti criptico. Il lettore entra nella vicenda come se assistesse a un'opera d'arte fatta di pennellate convulse, ciascuna brillante, dai colori indefinibili, segue con lo sguardo ogni tratto, inevitabilmente deve fare un passo indietro e poi un altro per averne una macrovisione.
Non so perché, questa storia mi ha ricordato le opere di Kokoschka, il migliore Espressionismo.
Come dinanzi a quadro di questo pittore austriaco che studiai negli anni universitari, ci si abbandona all'inquietudine, si lascia che l'immagine ci travolga col suo significante, mentre tutte le pieghe oscure dell'animo umano offrono di sé una loro rappresentazione.
Il racconto dell'incomunicabilità e della devianza
Due coppie incrociano i loro passi in una città brulicante di turisti - una Venezia mai svelata nel nome ma narrata in tutte le possibili sfumature: da una parte Colin e Mary, due turisti inglesi, dall'altra Robert e Caroline, che in quella città abitano, vivendo in un palazzo che diventa anch'esso parte integrante della storia.
Colin e Mary sono una coppia in cui ha cominciato a prevalere l'incomunicabilità, mentre una noia insidiosa si insinua nel loro rapporto. Mendicano una scintilla di passione, ormai intermittente nei loro amplessi, vivono i loro giorni di vacanza seguendo l'istinto, rispondendo mollemente alle esigenze proprie e altrui. Non sanno di essere entrati in un cono di luce dal quale è impossibile fuggire.
Incontrano, in apparenza casualmente, Robert, un appassionato di fotografia, gioviale e ospitale, che li invita nella sua dimora. Lì incontrano sua moglie, Caroline, un'indefinibile donna segnata dal disagio fisico, che fin da subito appare succube del marito.
Da qui la storia prende una piega diversa, Colin e Mary sembrano trovare nella coppia di amici un motivo ispiratore che li spinga a ritrovare un'intesa, ma allo stesso tempo sentono il bisogno di allontanarsi dai due per ragioni che non sanno individuare, consapevoli di essere stati investiti da un'aura vivificante, ma anche "disturbante".
Oscar Kokoschka - La sposa del vento (1914) |
Un elemento emerge fin da quando Colin e Mary entrano nel palazzo di Robert: c'è come un'ambiguità che anima ogni gesto del loro anfitrione, al quale Colin sembra rispondere dapprima "armonizzando", poi come muovendosi su un'altra musica, disorientato, intimidito.
Robert è generoso nel raccontare di sé, rievocando un'infanzia e una giovinezza in cui in particolare suo padre appare come l'ombra di un passato nel quale egli è come schiacciato.
In apparenza libero dai peggiori ricordi, Robert svela dietro la propria seduzione il nocciolo duro di una perversione che gli permette di infliggere il male fisico traendone godimento. Caroline è la sua compagna perfetta, una donna pazzamente innamorata e annegata nella propria devianza.
Di tutto il romanzo, proprio Robert è la figura più complessa, alla stregua di un terribile "demone" che emerge lentamente dal racconto, il burattinaio di un gioco psicologico, fino alla definizione ultima del suo ritratto, nel finale agghiacciante in cui la perversione più terribile prende forma e distrugge i due protagonisti.
McEwan, uno degli autori più narrati al cinema
Cortesie per gli ospiti divenne un film nel 1990, sceneggiato niente di meno che da Harold Pinter e diretto da Paul Schrader - lo sceneggiatore di Taxi driver, fra le altre cose - con Helen Mirren nella parte di Caroline, per citare uno degli ottimi quattro interpreti.
Il trailer:
L'elenco di film tratti da romanzi di Ian McEwan è corposo. Oltre al film di maggiore successo, tratto da Espiazione, sono stati portati sul grande schermo anche Il giardino di cemento, Lettera a Berlino, L'amore fatale, Chesil Beach, Bambini nel tempo e Il verdetto.
Cosa piace in particolare a sceneggiatori e produttori? A quanto pare proprio l'aspetto dello scandagliare i lati oscuri della psiche, indagare i lati nascosti della personalità, che poi sono i temi più ricorrenti della produzione di McEwan. E sì che non deve essere facile la trasposizione di romanzi così complessi.
I registi che ci sono riusciti hanno restituito atmosfere e intenti in un linguaggio diverso, muovendo la macchina da presa in certo modo, scegliendo un taglio rispondente alle "pennellate" di cui scrivevo.
McEwan è anche sceneggiatore, e magari senza saperlo abbiamo visto molti film tratti da sue narrazioni scritte per il cinema. Fra questi: L'innocenza del diavolo, L'ambizione di James Penfield, Soursweet e molti altri.
Credo che McEwan possa essere annoverato fra gli scrittori che un buon amante della lettura non può perdersi.
Avete mai letto qualcosa di suo? O visto qualcuno di questi film?
Vi piacciono i thriller a sfondo psicologico?
Non l'ho mai letto e devo dire che forse questo non è il momento migliore per me per un libro che si prospetta così inquietante. Ti ringrazio molto per questa recensione
RispondiEliminaLa scrittura di McEwan è così potente da inquietare, sì.
EliminaBisogna in certo senso "predisporsi". Grazie a te per averla apprezzata.
Lettura condivisa. Mi fa piacere che abbia voluto leggere questo libro: tu conoscevi McEwan, sapevi cosa aspettarti dalla sua scrittura. Per me, invece, che non ho mai approcciato i libri di questo autore, è stata una sorpresa incredibile. Ho scoperto che mi piace e vorrò leggere altro, in primis “Espiazione” di cui avevo sentito parlare (forse da te? non ricordo) e mi aveva molto incuriosita. Questo romanzo è stato un crescendo, un continuo “ma dove andrà a parare?” e non sono rimasta delusa, anzi, proprio non mi aspettavo una cosa così torbida, gestita con un’abilità tanto superba. La brevità del testo, poi, è giusta: raccontando di più, McEwan avrebbe diluito una vicenda che è bella nella sua compattezza, è più un racconto lungo che un romanzo e mi ha lasciato una sensazione di angoscia pura in cui, di solito, mi piace sguazzare quando leggo.
RispondiEliminaSono andata a cercarmi, invece, l’artista che hai citato, quel Koko...: ma è spettacolare! Non lo conoscevo. 🤩
Un dettaglio che ho omesso e scrivo qui: sì, lettura condivisa. Una di quelle esperienze che ti ritrovi a fare perché accetti di entrare in una discussione. Questo dimostra quanto sia importante fa parte, anche solo occasionalmente, di questi gruppi di lettura. :)
EliminaTi consiglio vivamente "Espiazione". Ricordo che non solo mi ha risucchiata come in un vortice, ma mi ha anche profondamente commosso. "Atonement", la sua trasposizione in film, è un piccolo capolavoro che aggiungo al mio consiglio.
Non so perché mi sia venuto in mente Kokoschka mentre recensivo questo racconto, è stato come una luce che mi si è accesa. La costruzione di uno scenario nella mia mente di lettrice crea spesso in me parallelismi con l'arte. Mi svolazzava in mente quest'opera espressionista, e voilà.
È bello condividere una lettura, Marina cara.
Questo romanzo non lo conoscevo, ma mi ispira parecchio. Anche il film sembra molto interessante. Grande Christopher Walken.
RispondiEliminaSì, è uno di quelli grandissimi. Devo recuperare il film.
EliminaAnni fa avevo letto "Cani neri" e "Bambini nel tempo" e mi erano piaciuti; poi me ne sono allontanato. Non so perché.
RispondiEliminaNon li conosco, ma sono certissima che siano interessanti. :)
EliminaNo, non ho mai letto niente di suo, ma devo ammettere di non esserne nemmeno così tentata. La mia psiche è troppo debole per sopportare le perversioni di certi personaggi. Una storia per certi versi simile a quella di questo romanzo, potrebbe essere Luna di fiele, di Polanski.
RispondiEliminaMcEwan ha il potere di inquietare il lettore, ma ti dirò di più. Ha anche il potere di quell'effetto "pugno nello stomaco", cui segue una certa malinconia profonda. Insomma, suscita sentimenti molto forti. Decisamente non è per tutti. Io stessa credo che non potrei leggerlo in determinati momenti.
EliminaE' vero, McEwan è così anche se non ho letto molto di lui ma da quel che letto ho capito subito che è un autore la cui bravura è quella di saper spiegare i lati oscuri degli esseri umani. Saper guardare i lati oscuri che ci spaventano è di per sé una bravura perché bisogna saperli governare. Concordo con il commento qui sopra di Kuku che cita "Luna di Fiele" di Polanski.
RispondiEliminaUn salutone ed è sempre piacevole passare da questo blog
Non ho mai visto "Luna di fiele", malgrado ne avessi sentito parlare come di un ottimo film. Dovrò rimediare. Grazie per l'apprezzamento al mio angolo scrittorio. :)
EliminaMoltissimi anni fa avevo letto "Il giardino di cemento" in inglese. Poi vidi il film "Espiazione" e volli leggere il libro, in lingua italiana però, e lo ritengo un vero capolavoro. Non è un autore tra i miei favoriti, però, un po' come è accaduto per Philip Roth: mi piacciono entrambi, ma non sono riusciti a conquistarmi del tutto.
RispondiEliminaL'opera di Oscar Kokoschka è stupenda!
Mi ricordi le sensazioni che mi lasciò "Espiazione". Romanzo potentissimo. Indimenticabile. Credo anch'io che McEwan e Roth possano essere comparati, in qualche modo.
EliminaHanno qualcosa in comune, in effetti, ance per la spigolosità della prosa.
EliminaApprofitto per avvisarti che ti ho lasciato un commento anche sui post precedenti dedicati a "Miss Austen" e "Serendipità"... ho recuperato tutto insieme! :)
Grazie, Cristina. Dovesse capitare nuovamente, ricordamelo, perché non mi arrivano notifiche delle risposte nei post. :)
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