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lunedì 23 dicembre 2024

Profumo di bucce d'arancia



C'è una cosa molto bella che si chiama "memoria olfattiva", quella capacità di ricordare sentendo un profumo, un odore. A me capita quando mangio un'arancia o un mandarino e metto le bucce sul termosifone. 
Si espande un profumo che mi riporta automaticamente all'infanzia e all'adolescenza, in quel periodo fra gli anni Ottanta e i Novanta in cui tutto era più semplice, forse più bello. 
Il Natale a quel tempo era per me una festa molto attesa, mi piaceva organizzarmi in tutto e per tutto, occupandomi dell'albero, il presepe, i tanti pacchi e pacchetti che si accumulavano ai piedi del piccolo abete. Lo trascorrevo con famiglia e parenti, componevamo una di quelle proverbiali tavolate anche di trenta persone, per altro tipiche del sud. 

Erano anni di liceo e poi di università, nel piccolo paese poco altro, qualche uscita al cinema o in pizzeria, passeggiate sul lungomare, giri in motorino. Non era una vita ricca di esperienze, era piuttosto semplice, ecco perché il Natale significava vivere un evento vero e proprio.
Natale era soprattutto Vigilia, l'attesa, con le mamme che spignattavano in cucina, profumi misti cui si mescolava il miele dei dolci tipici, noi cugini che chiacchieravamo allegri vicini all'albero, distesi fra il divano e il tappeto alla luce fioca, fra una pausa e l'altra dai giochi da tavolo. 
E prima ancora, quando eravamo tanto piccoli e ingenui da avere il diritto di credere nell'omone barbuto e nella Befana portatori di regali. Dalle nostre parti, fra Cosenza e Paola, l'usanza era di scrivere una lettera a Natale, una preghiera in cui i valori della famiglia si coniugavano alla preghiera. Attorno ai vent'anni ero io, la maggiorenne fra i cugini, a scrivere e leggere la lettera/preghiera prima della cena della Vigilia. 
Il frastuono dei regali era relegato al gran finale, alla notte fra il 5 e il 6 gennaio. Era la Befana a portarli a noi, una tradizione molto radicata nel cosentino. Babbo Natale era confinato sulle cartoline di auguri e sull'etichetta della Coca Cola, nulla di più. 
Sono ricordi vividi, teneri, intensi, incastonati in un tempo lontano. 
Se avete voglia di approfondire, qui il mio post specifico. 

Il Natale rappresenta ancora il ritrovo in famiglia, ma quell'emozione calda è scomparsa da tempo. Ha perso quell'alone di tenerezze racchiuse in maglioni pesanti e berretti di lana con il pon pon, in sguardi puntati sulle vetrine e passeggiate con il fiato caldo che forma nuvole. 
La vita cambia, e con essa attese e desideri. Quel Natale fatto di bucce d'arancia sul termosifone era il segno tipico di un'epoca priva di smartphone e selfie. Di lettere di promesse e preghiere, di doni cercati a piedi, sotto il nevischio di dicembre e non ordinati via web. Un'epoca buona di cose scivolate via per sempre. 
In questo primo Natale senza mamma abbiamo pensato, io e mia sorella, di festeggiare comunque, con regali, dolci e cene come avrebbe voluto lei. Ed è sempre più tempo di rivolgere un pensiero alla festa sacra, a quel Bambino che nasce e rinnova ogni anno la speranza di un mondo diverso da questo. 
Ed è bello stare nella penombra, nel silenzio, a fissare le luci dell'albero, riposando il pensiero. 
Il profilo basso di un Natale semplice. 

Buon Natale a tutti i miei amici e amiche blogger, che questo augurio vi trovi in salute e sereni. 

19 commenti:

  1. il passato ha innanzitutto l'incommensurabile dote che era il tempo della nostra infanzia e al solo pensarci tutto risulta migliore di adesso. Ma dopo questo sfoggio di cinismo non richiesto, mi commuovo alla sommessa allegria con cui festeggerai questo natale dalla assenza insostituibile.
    sono fermamente convinto che le persone care vadano ricordate non con le lacrime ma col sorriso.
    che sia una bella festa, dunque!
    massimolegnani

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    1. Sono d'accordo, e più che cinismo è essere realistici. Il passato appare sempre più bello di quanto possa essere stato. Basta concentrarsi sulle crepe di quegli anni e su quanto ci facessero soffrire per capire che non abbiamo propriamente nulla da rimpiangere. Forse l'aver perduto le persone via via è la vera mancanza, non quella epoca.

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  2. I ricordi dell'infanzia, per fortuna, in genere sono belli, soprattutto le festività natalizie. Io ricordo le tavolate piene con tutti i parenti, le partite a tombola e a sette e mezzo, le decorazioni natalizie che i miei genitori non cambiavano mai, sempre le stesse dentro una valigia di cartone che per me, quando si apriva, era veramente magica e ho proprio la memoria olfattiva dell'aroma di abete e muschio (ormai "appiccicato" a festoni, candeline e statuette del presepe) che fluiva dalla valigia appena la si apriva.
    Buone feste a te e ai tuoi cari.

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    1. Mi fa tornare alla mente le lunghe giocate seduti al tavolo, carte o giochi da tavolo non faceva differenza. Poi l'immancabile tombola. Pensa, qualche anno fa sono capitata a casa di alcuni zii, dove tutto il rituale di cibo e giochi è rimasto uguale, ma proprio la tombola ho trovato qualcosa di talmente noioso da non aver resistito un paio di giri (pur beccando un paio di mani).

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  3. Ricordi che posso riconoscere come miei. Grazie per averli raccontati così bene! Tanti auguri, Luz!😘

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    1. Sì, alla fin fine sono ricordi di tutti. :) Auguri, carissima.

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  4. Il Natale della nostra infanzia... già, era decisamente diverso! Per me il Natale resta la più bella festa dell'anno, la vivo in senso laico, con gli addobbi e le luci e i regali (che poi non amo comprare, ma realizzare con le mie mani e la cosa mi fa felice più che riceverli a mia volta), ma soprattutto in senso religioso: ricordo, a Caltanissetta, la veglia e la messa serale, che cominciava alle 22.30, i canti, l'atmosfera, il presepe fatto dai bambini del catechismo, lo scambio di auguri e le preghiere rivolte al Bambino Gesù, la bellezza della sua storia su questa terra. So, però, che le mancanze importanti si percepiscono potenziate in questo periodo, quindi sono vicina a te e a tua sorella nel primo Natale senza vostra mamma. Ci sentiamo presto. Buon Natale a tutti voi.

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    1. Il Natale di un tempo aveva di fatto il sapore della collettività. Da bambina viveva il Natale tipico della generazione dei nonni, non mancavano neppure gli zampognari a deliziare di quei tipici suoni le giornate. Ricordi che si perdono in memorie davvero davvero lontane.
      Un abbraccio, Marina.

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  5. Profili bassi, nelle tue narrazioni, difficile scorgerli, tuttavia emerge la malinconia per delle festività che mai torneranno perché mai torneremo bimbi come lo siamo stati, con quegli stati d'animo, le aspettative, l'aria di festa vera, di famiglia con noi piccoli al vertice di una pirmaide ora rovesciata per forza di cose. Ora il disincanto, i rimpianti, le preoccupazioni.. tutte robe adulte, necessarie se vogliamo, ma che non fanno affatto festa, anzi, la disinnescano e la porgono come altro.. arduo anche restarsene un attimo in contemplazione del presepe luccicante, a mettere ordine dentro di noi.. Buon natale Luz!!

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    1. p.s. ho scritto senza rileggere ed emergono segni di incipiente disgrafia.. speriamo bene..

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    2. È lo snodo quello, hai perfettamente ragione. È il sentire a cambiare, oltre ai tempi. Le emozioni dell'infanzia e dell'adolescenza (almeno l'adolescenza vissuta da noi) che non collimano con il percepire la realtà oggi. Sempre un ottimo osservatore della realtà, Franco. :)

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  6. Questo è stato il mio primo Natale in famiglia dopo diversi anni. Il rituale di ritrovarsi tutti insieme per me è ancora qualcosa che riempie la giornata di significati. Riesco ad apprezzare, tuttavia, anche Natali trascorsi con poche persone o da sola o, ancora, in luoghi dove la giornata ha un significato completamente diverso o non ce l'ha affatto. Crescendo, il Natale si è fatto sempre più polisemico, a seconda delle esperienze vissute.

    Buon Natale e buon proseguimento.

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    1. Mi piace questa definizione di "Natale polisemico". Mi dona un'ulteriore riflessione. Abbiamo il torto di scorgere nel nostro Natale, religioso o laico che sia, il solo Natale possibile. Quando invece non vivremo mai i numerosi altri modi di viverlo, senza perderne il significato. E tu che sei cittadina del mondo lo sai benissimo. :)

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  7. La memoria olfattiva ha un che di magico, non c'è dubbio. Bastano poche molecole a riportarti in mente un ricordo, una sensazione, un sentimento. Tanti auguri per un sereno 2025.

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  8. Beh! erano natli di altri tempi come hai ricordato con un pizzico di nostalgia. Era un modo per ritrovarsi tutti insieme visto che eravamo sparpagliati in giro per l'Italia.
    Erano anche faticate perché spostarsi non era mai agevole.

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    1. Pensa che invece al tempo eravamo tutti sul posto e poi col passare degli anni siamo diventati "nomadi". :)

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  9. Ah che ricordi hai scatenato in me con il profumo delle bucce di arancia sui termosifoni (nella casa vecchia - prima che andassimo a vivere nel nuovo appartamento con i termo - mia mamma li metteva sul braciere o nel caminetto). Erano Natali più semplici, senza tutta questa frenesia di regali (talvolta inutili), il Natale era bello perché la tavola si arricchiva di tante cose buone e poi c’erano i dolci tipici che preparava mia madre e che profumavano tutta la casa. Natale di quest’anno è passato, ma i ricordi restano sempre nel cuore.

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    1. Mia madre faceva i dolci tipici, devo avervi dedicato qualche post in questi anni. Ho una vera e propria memoria olfattiva verso il profumo di quei dolci... Che magnifici ricordi. E quanto non si siamo resi conto di quanto fossero importanti quei momenti.

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