Incipit: "Marx cambia completamente la mia visione del mondo" mi ha dichiarato questa mattina il giovane Pallières che di solito non mi rivolge nemmeno la parola.
Antoine Pallières, prospero erede di un’antica dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell’alta borghesia degli affari – la quale si riproduce unicamente per singulti decorosi e senza vizi –, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualche cosa. Che cosa possono capirci le masse lavoratrici dell’opera di Marx? La lettura è ardua, la lingua forbita, la prosa raffinata, la tesi complessa.
Antoine Pallières, prospero erede di un’antica dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell’alta borghesia degli affari – la quale si riproduce unicamente per singulti decorosi e senza vizi –, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualche cosa. Che cosa possono capirci le masse lavoratrici dell’opera di Marx? La lettura è ardua, la lingua forbita, la prosa raffinata, la tesi complessa.
Ricordo che ne chiusi l'ultima pagina dopo essermelo gustato a piccoli sorsi, per settimane, leggendo e rileggendo, sottolineandone le cose più coinvolgenti.
Sono pochi gli scrittori in grado di compiere questi miracoli. La storia si svolge tutta fra le mura di un palazzo dell’alta borghesia nel cuore di Parigi, protagoniste la portinaia Renèe e la bimba ricca Paloma.
Il soggetto è azzeccatissimo: sono entrambe “ricci” nel senso più comune del termine, ovvero scelgono di chiudersi al mondo, isolarsene, pur vivendoci dentro. Osservano la realtà circostante con costante occhio critico, non si sentono affatto parte del sistema, trovano un confortante rifugio nella Bellezza dell’arte, nell’estetica che le rapisce.
Renèe, coltissima e raffinata in realtà, si finge la portinaia che convenzionalmente tutti si attendono: sciatta, ignorante, burbera. Stesso dicasi per Paloma, geniale ragazzina in una classe di beoti figli di ricchi come lei, sceglie l’isolamento e l’altezzoso mutismo, celando accuratamente un cuore di bimba sensibile e buona. Renèe e Paloma insomma accettano il meccanismo di una realtà falsa e ipocrita, ma se ne nascondono indossando costantemente una maschera, che le rassicura e le fa sopravvivere.
Sono pochi gli scrittori in grado di compiere questi miracoli. La storia si svolge tutta fra le mura di un palazzo dell’alta borghesia nel cuore di Parigi, protagoniste la portinaia Renèe e la bimba ricca Paloma.
Il soggetto è azzeccatissimo: sono entrambe “ricci” nel senso più comune del termine, ovvero scelgono di chiudersi al mondo, isolarsene, pur vivendoci dentro. Osservano la realtà circostante con costante occhio critico, non si sentono affatto parte del sistema, trovano un confortante rifugio nella Bellezza dell’arte, nell’estetica che le rapisce.
Renèe, coltissima e raffinata in realtà, si finge la portinaia che convenzionalmente tutti si attendono: sciatta, ignorante, burbera. Stesso dicasi per Paloma, geniale ragazzina in una classe di beoti figli di ricchi come lei, sceglie l’isolamento e l’altezzoso mutismo, celando accuratamente un cuore di bimba sensibile e buona. Renèe e Paloma insomma accettano il meccanismo di una realtà falsa e ipocrita, ma se ne nascondono indossando costantemente una maschera, che le rassicura e le fa sopravvivere.