martedì 9 febbraio 2016

Stoner - John Williams

Incipit: William Stoner si iscrisse all'Università del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. 

Così inizia un romanzo dal destino singolare, pubblicato negli Usa nel 1965 e rimasto ignorato per lungo tempo fino alla ristampa del 2003, che ne ha decretato il successo. Un romanzo stilisticamente impeccabile, una prosa asciutta, essenziale, un intreccio estremamente semplice. Quando si dice che uno scrittore riesce a mescolare sapientemente tutti gli ingredienti fondamentali per scrivere un buon libro...
E' strano come, agli occhi di chi legge abitualmente, si possa all'improvviso concretizzare un romanzo nel quale non si sarebbero immaginate due combinazioni così inusuali: il cosa, una vicenda lineare, semplice, e il come, la scrittura lucidissima e coinvolgente di un ottimo scrittore americano. Sì, perché comunemente noi lettori da cosa restiamo affascinati? Senz'altro da un'ottima scrittura ma che narri qualcosa che ha un sapore "epico", che travolga, che lasci senza fiato mentre insegui un intreccio vibrante di carattere.
Ebbene, qui lo stile è perfetto e il protagonista è un uomo comune, per molti aspetti perfino banale, un anti-eroe di provincia. Il guscio nel quale Stoner è rinchiuso - dalle convenzioni, da ciò che gli concede l'epoca in cui vive - è questo, ma allora cosa ce lo fa amare visceralmente?
Quando ho terminato il libro, commossa e malinconica come tutte le volte in cui si termina un romanzo che non si è saputo lasciare dalla prima all'ultima pagina, mi sono posta questa domanda e ho riflettuto attentamente a riguardo. Non posso che dire: il come. Il come è il colpo di genio. 

Questa prosa piana, sapientemente costruita senza nulla di eccedente, ogni virgola al proprio posto (ovviamente anche grazie a una traduzione ottimale dall'originale), un intreccio in cui si "fotografa" la realtà al punto che si possono "udire i silenzi" fra i pensieri del protagonista, un ritratto che prende forma tassello a tassello, lo spaccato della società americana di provincia, gli obblighi, le aspettative sociali, il suo destino che scorre inesorabile verso una sola domanda: cosa ti aspettavi?
La biblioteca dell'Università del Missouri
Stoner è un giovane contadino che si iscrive all'università per diventare agronomo, così vuole il padre assieme al quale lavora la terra, ma resta folgorato dai versi di un sonetto di Shakespeare, e ciò gli cambia totalmente la vita, portandolo a modificare il corso di studi e laurearsi da brillante studente al quale sorride una carriera universitaria.
Stoner abbraccerà gli studi al punto da essere poi valente ricercatore, ottimo insegnante, popolare e stimato dagli studenti. Le basi su cui getta i suoi passi futuri sono salde, gli studi sono un rifugio, un alveo caldo che lo accoglie costantemente e lo salva dalle sue scelte sbagliate al di fuori di quel mondo rassicurante. Sì, perché Stoner è sensibile, è riservato, non ha molta fiducia in se stesso, sceglie la donna che non può renderlo felice, diventa padre di una bambina che sorride raramente, ama riamato la donna che non può amare, viene colpito dalla scure della competizione fra colleghi, invecchia e muore solo, mentre una malattia devastante forma nella sua coscienza decine di visioni che sono il prodotto del suo vissuto.
Scrive bene Peter Cameron nella postfazione: possiamo perdonare a Stoner molte cose e molte altre solo rimproverargli
Si esce da un romanzo come questo con disapprovazione per le tante occasioni perdute dal protagonista, consapevoli che quel suo destino avrebbe potuto prendere direzioni differenti se avesse avuto carattere, ma non si può fare a meno di volergli bene, perché questo anti-eroe non fa che restare fedele a se stesso, al mondo nel quale è stato educato, a ciò che il tempo in cui vive si aspetta da lui. 
Su tutto, l'amore viscerale di Stoner per gli studi, l'approfondimento, l'insegnamento, ce lo rendono amabile e un modello al quale guardare con ammirazione e spirito di emulazione. Stoner sa che i grandi scrittori, i poeti, i classici così come i moderni, hanno posseduto verità che egli cerca costantemente di raggiungere, e fino alla fine tenterà di carpirne il segreto.

Percepiva la logica della grammatica e gli sembrava di cogliere il modo in cui scaturisce da se stessa, permeando il linguaggio e sostenendo il pensiero umano. Nei semplici esercizi di composizione che preparava per gli studenti coglieva le potenzialità della prosa e la sua bellezza, e non vedeva l'ora di trasmettere ai suoi allievi il senso di quelle scoperte.

Ecco la mia videorecensione:



Lo avete letto? Se non lo avete ancora fatto, sappiate che non può mancare fra i vostri libri.

17 commenti:

  1. Ciao. Bellissimo commento ad un bellissimo libro. So che a molti non è piaciuto proprio per il carattere eccessivamente rinunciatario del protagonista. Personalmente ho invece apprezzato molto questo libro

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    1. Ciao! Quando amiamo un libro in modo particolare sembra incredibile che qualcuno lo possa addirittura detestare, vero?

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  2. E' sulla mia libreria da troppo tempo. Devo assolutamente recuperare.

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    1. Vai verso la tua libreria e mettiti comoda, stendi le gambe, isolati totalmente e immergiti in questa meraviglia.
      Benvenuta, Federica.

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  3. Per adesso è in attesa, ne ho letto grandi cose quanto orribili XD Me ne farò sicuramente un'opinione diretta: voglio capire come mai produca effetti così radicalmente opposti, ne sono curiosa *__*
    Parentesi: a me gli sfigati rinunciatari piacciono moltissimo :P si prestano a indagine psicologica mica da poco! Bisogna vedere come viene condotta o suggerita dall'autore, ovviamente.
    Buona settimana Luz ^_^ A presto!

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    1. La ragione della rinuncia, dell'essere accomodante, dell'accontentarsi, dell'adeguarsi, sta tutta in quella piatta società perbenista nella quale Stoner vive e si forma.
      E sappi che c'è una vicenda nella quale lui fino in fondo lotterà, pur senza ottenere risultati evidenti, una vicenda legata a quel mondo ovattato delle Lettere, in cui Stoner trova la sua essenza più vera. Dai, Glò, devi lanciarti in questa meraviglia, voglio il tuo parere a riguardo!

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  4. È stata una delle sorprese letterarie migliori dell'anno appena passato per quanto mi riguarda. Come già dicevo nella mia recensione di Haruf, io amo la letteratura che procede per sottrazione di arzigogoli stilistici, di grandi eventi, di grandi sommovimenti. E Stoner è così: in fondo racconta soltanto una vita qualsiasi di un uomo qualsiasi, ma quanta empatia, quanta voglia di entrare tra le pieghe di quelle realtà provoca! È sorprendente la magia di una prosa che riesce a creare ciò.
    P.S. Anche io ho voluto tanto bene a William Stoner, la voglia di abbracciarlo durante la lettura è stata tanta!

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    1. Come qualcuno diceva, a volte si crea un'empatia tale con il personaggio di una narrazione, che ci sembra, o così speriamo, di poterlo incontrare, parlargli, confrontarci, non lasciarlo insomma.
      Io avrei amato lo Stoner insegnante. Magari averne avuto uno così all'università...

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    2. Penny, mi sa che ti sei persa il mio ringraziamento nel post del primo compleanno del blog, che precede questo su Stoner. :-)

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  5. Quanto ho amato Stoner... Hai descritto perfettamente i "segreti" della bellezza di questo libro. Rivedersi nella normalità - quasi banale - di quest'uomo e facile, ma rappresenta anche ciò che mai vorremmo diventare: una persona che la vita se la lascia scorrere attraverso. Ci si affeziona a lui, si fa il tifo per lui e si soffre per lui. E' quell'amico - tutti ne abbiamo avuto uno - che vorremmo prendere per le spalle fino a farlo urlare, pur di vedere una sua reazione.

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    1. Ciao, Julia. Sì, è una sorta di empatia quella che si mette in atto. Williams riesce a suscitare nel lettore la compassione, nel senso più nobile del termine. Grazie per aver apprezzato.

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  6. E' da un po' che rimugino sull'opportunità di leggere questo libro: il continuo riecheggiare del titolo, il suo spuntare negli stati di lettura qua e là e nelle vetrine delle librerie è una tentazione continua, ma è il tuo riferimento alla prosa ineccepibile che mi ha convinta del tutto: lo prenderò! :)

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    1. Tu sai quanto mi faccia piacere essere fonte di ispirazione per una tua prossima lettura. Cristina, amerai questa storia.
      Attendo che tu faccia questa esperienza.

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  7. Bellissimo libro! Al termine della lettura mi è stato difficile capire cosa di preciso mi avesse tanto catturata. C'è una grande profondità nel presentare questa realtà così poco straordinaria. La descrizione della morte di Stoner, poi, è davvero magistrale.

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    1. Ciao, Grazia. Le ultime pagine sono indimenticabili. Quante volte ci imbattiamo in romanzi che hanno dei "punti deboli" e magari spesso coincidono proprio con il finale. Invece qui le ultime tragiche pagine sono a corollario di un progetto di scrittura che non fa una piega.

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  8. Molto umano e molto veritiero. La storia di un uomo comune e non-comune allo stesso tempo.

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    1. Stoner ha difatti questa duplice natura, verissimo.

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