Non delude le aspettative questa
storia apparentemente "leggera" e in realtà complessa, una sorta di
"educazione sentimentale" ampiamente ispirata ai romanzi ottocenteschi
di formazione, che in questo scrittore hanno creato fin da giovanissimo
una forte suggestione. La vicenda non è che un lungo flash back del
protagonista, Watanabe Toru, giovane studente universitario negli anni
dal '68 al 70, e in questo lungo ricordo si intrecciano le storie dei
tanti personaggi solo apparentemente comprimari, tutti legati in modo
profondo a Watanabe, ciascuno destinato a tracciare un segno forte nella
sua vita. Questo modo di raccontare è singolarissimo e assai
interessante. Se Murakami pare fare riferimento al Dickens di "David
Copperfield", la storia di Watanabe sembra non porre mai il protagonista
realmente in primo piano, quanto piuttosto essere strumento che mira al
racconto delle altre vite a lui legate. Ne risulta un intreccio ricco
benché lineare, complesso perchè ciascuna esperienza narrata sembra una
lama che lentamente affonda, che descrive il destino del protagonista,
le sue scelte, il tormento adolescenziale unito all'impossibilità di
restare indifferente dinanzi ai colpi del destino dei molti che Watanabe
ha scelto perchè possano far parte del suo costruirsi.
sabato 31 gennaio 2015
venerdì 30 gennaio 2015
Gli occhiali
Cominciamo dagli occhiali. Cominciai a portarli all'età di 12 anni, solo per tv e cinema, e ben presto la mia miopia all'occhio sinistro divenne tale da impormi occhiali permanenti. Non ricordo sia stato un trauma. I primissimi occhiali furono con montatura dorata in metallo, leggeri come una piuma, sottili quanto basta per non farmi sembrare una quattr'occhi. All'epoca eri una quattr'occhi se li portavi, semplicemente perchè era abbastanza raro che ce ne fosse bisogno. Capii che soffrirne mi avrebbe solo creato frustrazioni e me ne feci una ragione.